L’occhio verde-azzurro si inumidisce quando ricorda bambini, neonati e piccoli angeli che le sono morti tra le braccia all’ospedale S. Damien di Haiti. Da allora Martina Colombari non si è limitata solo a fare da “specchio per le allodole” alle serate di gala della Fondazione Rava di cui è madrina. Dal terremoto del 12 gennaio 2010 c’è già stata otto volte. I casi più disperati li porta a operare a Milano e qui li assiste giorno e notte. L’impegno di Martina va al di là di una busta con i soldi da mandare un paio di volte all’anno: “Sono tutti figli miei. Me li coccolo, gli do amore, quello di cui veramente hanno bisogno. Molti di loro sono stati abbandonati dalle famiglie poverissime. Quando li vedi giocare su montagne di immondizia o nelle fogne a cielo aperto come fossero piscine, il cuore ti sanguina”.

Mariavittoria Rava, presidentessa della Fondazione Rava-NPH Onlus, fino a 15 anni fa faceva l’avvocato, dopo la morte improvvisa della sorella (la Fondazione Francesca Rava che porta il suo nome era il suo gioiello) è lei ad occuparsene con anema ‘e core. Insieme a Martina, madrina del comitato formato dai migliori nomi dell’aristocrazia meneghina (Cristina Bini Smaghi, Vannozza Guicciardini Paravicini Crespi, Micaela Poss Franzi, Giulia Coda Nunziante, Pietro Sala, Francesca di Carrobio, Matteo de Brabant, Elena Zancan), sono stati convocati metà di mille nei saloni affrescati di Palazzo Serbelloni ( dove fu ricevuto anche Napoleone) per un “Charity Dancing Party” con lotteria, ricchi premi e cotillon. Sponsor principale, il Banco Desio (qualche volta i soldi, anziché prenderli, li danno)

La carità, come le scatole cinesi. In un paese come Haiti, classificato quarto mondo, tra i più poveri del pianeta, poco più grande della Lombardia che occupa, uno degli ultimi posti nel ranking mondiale per condizioni dell’infanzia, statistiche di mortalità e indigenza. Su 10 milioni di abitanti, oltre la metà soffre di malnutrizione, un bambino su tre muore prima dei cinque anni di malattie curabilissime, come una banale influenza, uno su due non va a scuola, l’aspettativa di vita media non supera i 55 anni, l’80% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, il 70% non ha lavoro, il 45% della ricchezza è nelle mani dell’1% della popolazione. Non esistono o sono in condizioni disperanti: infrastrutture, impianti fognari pubblici, distribuzione di energia elettrica, strade, ospedali. Il terremoto del 12 gennaio 2010, che ha causato 230.000 vittime e oltre 300.000 feriti, ha ulteriormente peggiorato la situazione, lasciando senza casa 1 milione di persone, che ancora oggi vivono in tendopoli. L’epidemia di colera ha fatto il resto: causando ad oggi 7.000 vittime e 450.000 contagi.

E così alla Milano da bere (ormai obsoleta) si è sostituita la Milano del Fare per una raccolta fondi a favore di un grande progetto di chirurgia pediatrica da esportare all’ospedale S. Damien, l’unico pediatrico e accessibile ai più poveri. Obiettivo: sviluppare le competenze del personale locale, formare una nuova classe di chirurghi con l’aiuto di specialisti inviati dall’Italia. In una serata, a polenta, funghi e bollicine, colorata dalle note di Battisti e Baglioni reinterpretati da uno strepitoso Nicolò Cavalchini (altro che X Factor), si sono raccolti 25mila euro. E salvati un centinaio di bambini.
Twitter@januariapiromal

Articolo Precedente

Buon 2016 Adil, un esempio di solidarietà lungo un anno

next
Articolo Successivo

Caro Crocetta, ti scrivo: “I collegamenti con le Eolie saltano come tappi di frizzantino”

next