Che la trasparenza non sia di casa a Expo non è una novità. Ma questa volta a essere negate non sono informazioni sui dati di bilancio o sui biglietti venduti, ma sui risultati della raccolta fondi per il terremoto del Nepal. A denunciarlo è il Codacons, che nelle scorse settimane ha presentato un’istanza di accesso agli atti per sapere quanto denaro sia stato raccolto nella teca di vetro installata nel padiglione del paese asiatico e in quella posizionata lungo il decumano di fronte allo spazio gestito da Eataly. E quali progetti siano stati finanziati. Risposta? La richiesta è stata respinta, in quanto “volta ad operare un mero controllo generalizzato dell’operato di Expo 2015 spa, tale per cui la stessa deve ritenersi inammissibile e, quindi, rigettata per carenza di interesse del soggetto istante”, ovvero dell’associazione dei consumatori. Firmato Giuseppe Sala.

La raccolta fondi era stata annunciata dallo stesso amministratore delegato della società, oggi candidato alle primarie milanesi del centrosinistra, all’indomani del sisma di aprile, ancora prima che l’esposizione venisse inaugurata. Un’iniziativa benefica intrapresa da Expo in collaborazione con i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che secondo quanto riportato a settembre dalle cronache locali aveva portato a raccogliere 750mila euro, grazie alle donazioni dei visitatori. Ma il dato è parziale, visto che mancava più di un mese al termine di Expo, mentre dai sindacati si era levata la polemica sulla destinazione della somma, dopo l’annuncio di un ministro nepalese di volerla impiegare nella ricostruzione di un tempio di Kathmandu, anziché nella formazione di 50mila lavoratori edili per supplire alla carenza di manodopera, come inizialmente previsto. A novembre si è poi aggiunto il dato riportato in una pubblicità pubblicata sulla stampa da Eataly: 450mila euro complessivamente raccolti nella teca installata lungo il decumano.

Di qui la necessità di un chiarimento. Tra gli atti di Expo che il Codacons ha chiesto di visionare ci sono quelli “attestanti la cifra complessiva dei fondi raccolti”, oltre che “documenti relativi all’istruttoria con cui sono stati determinati i requisiti per essere ammessi a beneficiare dei fondi, chi ha provveduto alla valutazione di tali requisiti e chi abbia determinato lo stanziamento delle somme”. Ma da Sala è arrivato solo un niet. Il manager lo ha comunicato con una lettera all’associazione, datata 17 dicembre ma resa nota solo oggi, nella quale cita una sentenza del consiglio di Stato secondo cui “nemmeno la legge a tutela dei consumatori attribuisce alle associazioni degli stessi un potere di vigilanza a tutto campo da esercitare a mezzo del diritto all’acquisizione conoscitiva di atti e documenti”. Al di là di chi abbia ragione sul piano giuridico, il risultato nella pratica è uno: le informazioni richieste sui fondi raccolti vengono negate ai cittadini, e in particolare a chi ha lasciato una banconota nella teca.

Il Codacons parla così di istituzione del “segreto di Stato” e di risposta “aberrante” di Sala, che “come candidato a sindaco di Milano, parte decisamente col piede sbagliato. È intollerabile che chi si fa portavoce della trasparenza in favore dei cittadini, neghi ai cittadini stessi di sapere come sono stati spesi i loro soldi”, si legge in una nota con cui viene annunciata la presentazione di una denuncia alla procura e alla Corte dei conti, “affinché gli utenti ottengano le informazioni cui hanno diritto”. Expo per il momento non commenta. Ilfattoquotidiano.it apprende da fonti sindacali che in tutto sono stati raccolti circa 915mila euro più 20mila euro in monete di circa 120 valute diverse che Expo starebbe ancora valutando come cambiare, e proprio questa sarebbe la causa della mancata comunicazione ufficiale del risultato della raccolta fondi. Sempre le stesse fonti riferiscono che il denaro verrà probabilmente utilizzato per progetti di formazione professionale e di sostegno alle famiglie in collaborazione con Save the children.

In ogni caso la vicenda sta già avendo i suoi strascichi sul piano politico, considerata la corsa alle primarie di Sala. “L’approccio alla trasparenza dimostrata dal candidato sindaco del Pd non ci sorprende – dice la consigliera regionale del M5S Silvana Carcano -. Chiederò già oggi stesso quanto chiesto dal Codacons. Vediamo se anche a noi il dottor Sala oppone un rigetto ‘per carenza di interesse del soggetto istante’”. Duro anche l’esponente di Fdi ed ex vice sindaco di Milano Riccardo De Corato: “Presenterò subito un’interrogazione sia in Regione che in Comune. Giuseppe Sala ha negato la documentazione e quindi la trasparenza, impedendo ai cittadini di sapere dove sono andati a finire i loro soldi”. L’iniziativa di De Corato segue un’interpellanza urgente presentata pochi giorni fa in Regione sempre da lui per avere dati sul bilancio e sui biglietti venduti da Expo. Informazioni analoghe a quelle chieste in precedenza anche dal M5S con un’interrogazione al Pirellone. Ma anche in quel caso da Expo non è arrivata alcuna risposta.

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