Degli uomini hanno molestato, stuprato e derubato alcune donne. Accade ogni giorno, anche qui. Specialmente qui in Italia dove il femminicidio è all’ordine del giorno, dove padri uccidono mogli, figli uccidono madri e fidanzati uccidono fidanzate dobbiamo interrogarci sul posto che la donna ha nella nostra società. Personalmente, credo che debba essere meritatamente prima degli uomini, in quanto vittime del nostro maschilismo. E’ lo stesso maschilismo, nulla di più e nulla di meno, che ha spinto degli uomini a molestare delle donne a Colonia, e in altre località. La dinamica, il numero degli uomini coinvolti, non è ancora venuta alla luce. L’unica cosa certa è che devono pagare, in quanto criminali.

Germania: Doppio corteo a Colonia

Con rammarico, constato che fin dalle prime ore si è discusso del fatto che questi uomini sono di fede musulmana e, quindi, qualcuno ha detto che è probabile che le molestie da loro compiute siano da collegarsi al ruolo della donna descritto nel Corano. “Sono musulmani. È normale che esercitino violenza sulle donne perché questo è quello che la loro religione insegna” dicono. Se fossero stati tedeschi autoctoni, biondi con gli occhi azzurri – ammesso che non ci fossero nel gruppo -, forse le molestie sarebbero state ritenute meno gravi: “qualcuno ha semplicemente alzato il gomito a Capodanno; ha bevuto troppa birra”, sarebbero state delle “semplici” molestie, un “ennesimo stupro”. Non avremmo discusso dell’immagine della donna nelle società occidentali. Il fatto che suscita scalpore è che gruppi di centinaia di uomini si siano ritrovati nelle maggiori piazze di alcune città della Germania a derubare e molestare delle donne. Dovremmo interrogarci su come sia stato possibile un’azione coordinata di centinaia di uomini. La risposta non sta, come ha scritto qualcuno, nella crisi degli Stati nazione che fa propendere questi uomini a rinsaldarsi, fare gruppo, in base a una appartenenza tribale araba o clanica. Questi sono ragionamenti sciocchi che non fanno che appiattire ulteriormente l’immagine del mondo arabo-islamico e rinsaldare gli stereotipi.

È chiaro che nel mondo arabo-islamico esiste un problema della donna, ma questo non può essere spiegato semplicemente trovando la risposta in una presunta religione che odia le donne. C’è un problema sociale, una diffusa ignoranza dovuta agli anni di stagnazione, un sistema famigliare basato sul patriarcato che legittima, in molti casi (esistono casi positivi e vorrei che lo ricordassimo sempre, evitando generalizzazioni), un controllo sulla donna trovando giustificazioni nella religione. È la religione che viene piegata al maschilismo, come viene piegata e deformata per tante altre cose, a cominciare dal fondamentalismo. La posizione della donna, cristiana o musulmana, perché il problema è culturale, può migliorare soltanto se c’è uno sviluppo della società. Fino a che il mondo arabo e islamico sarà assediato dalla guerra questo sviluppo non ci sarà.

È utile interrogarci sulle nostre certezze. Oggi in molti sono sicuri che l’Islam sia una religione della violenza, barbara, che produce solo fondamentalismo. Allora sulle barricate, “stiamo a un braccio di distanza dallo straniero”, eppure tutta la nostra civiltà, il nostro sviluppo, le nostre origini illuministe e cristiane, si infrange sulle località assediate in Siria, come Madaya o Der az Zor, in cui la gente muore di fame, davanti ai nostri occhi. Non ci sconvolgono queste notizie: forse perché sono musulmane le vittime? Siamo spettatori di quello che accade e incapaci, nonostante il nostro autoproclamato sviluppo, di salvare i bambini, le donne, gli uomini che hanno corpi scheletrici tanto da ricordare l’Olocausto. C’è un legame fra Colonia e queste località siriane dimenticate: si chiama ipocrisia.

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