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Ten Talking Points – La diversamente sontuosa Inter: perde quando gioca bene, vince quando gioca male

L’Inter ha perso tre delle ultime sei partite: troppe. Ha la miglior difesa, e questo in Italia conta moltissimo, ma ha anche un attacco peggiore del Chievo, e pure questo qualcosa vorrà dire. Perde più spesso in casa che in trasferta perché non sa costruire gioco. La bellezza è altrove, ma il trenino a fine stagione Lerner-Vecchioni-Severgnini ci sarà comunque

di Andrea Scanzi

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che aveva voglia di ridere, ma dopo la morte di David Bowie molto meno. Altre considerazioni.

1. “Senza Handanovic, questi qua avrebbero meno punti di noi”. Questo mi scriveva il mio amico Nardella ieri, attorno alle 14.20. Inizialmente non ho capito, perché in quel momento stavo giocando a backgammon con Don Backy. Poi ho controllato il livescore e, di fronte al gol di Berardi, ho reagito come Pertini di fronte al gol di Tardelli (ma pure di Altobelli).

2. Strana squadra, la diversamente sontuosa Inter. Nel giorno in cui ha fatto più tiri in porta che in tutta la stagione, ha perso. Era successo qualcosa di simile nel secondo tempo contro il Napoli. Evidentemente Mancini ha costruito una squadra che, se non gioca male, si sente intimamente in colpa e dunque perde. Così: per rappresaglia contro se stessa. L’Inter ha perso tre delle ultime sei partite: troppe. Ha la miglior difesa, e questo in Italia conta moltissimo, ma ha anche un attacco peggiore del Chievo, e pure questo qualcosa vorrà dire. Perde più spesso in casa che in trasferta perché non sa costruire gioco. E’ condannata ad attendere e colpire di contrabbando, infatti una volta in svantaggio non ha mai vinto e quasi sempre perso (il quasi è l’1-1 a Marassi). La bellezza è altrove, ma il trenino a fine stagione Lerner-Vecchioni-Severgnini ci sarà comunque. Bravissimi.

3. Il Napoli non era campione d’inverno dalla stagione 89/90, che tutti ricordano per la bellezza enorme di quella squadra maradoniana e per la buffonata indicibile Alemao-Carmando. Che Gue Sarri fa bene a muoversi sottotraccia, non è solo scaramanzia ma pure consapevolezza: dopo avere conquistato la vetta spezzando le reni (e i pali) all’Inter, il suo Napoli fece un punto in due partite. Il Commodoro Marxista sta regalando capolavori: ha recuperato un reparto difensivo sfibrato dalle paturnie di Benitez, ha ridato voglia a Insigne, Hamsik e Higuain. Ha ridotto al minimo gli infortuni, può permettersi di cambiare squadra senza rimetterci (chi può lasciare in panchina un Mertens?) e soprattutto si è fatto accettare da campionissimi “nonostante” la sua storia proletaria. Il gol di Gabbiadini dice che la panchina c’è. Però è un po’ corta: De Laurentiis dovrà spendere.

4. Per quanto prima e di gran lunga la più bella, il Napoli non è visto dai più come “la” favorita. Appartengo – sperando di sbagliarmi – al gruppo: Juve e Inter sembrano ancora davanti, e i nerazzurri non avranno neanche l’assillo delle coppe. La Juve, dopo le quattro sconfitte iniziali e il tonfo a Sassuolo, sembrava spacciata. Ora è a nove vittorie consecutive, domina con la facilità con cui la Serracchiani esala sciocchezze e gli avversari entrano in campo come vittime sacrificali (la Samp ha cominciato a giocare dal 50’). Il guerrigliero Che Gue Sarri è però pronto alla sua battaglia impossibile, come a Santa Clara nella rivoluzione del dicembre ’58. Già mi immagino la sua conferenza stampa a maggio: “Ho detto ai ragazzi di ‘esigere l’impossibile’, solo che non capivano. Così ho aggiunto anche un bel ‘maremma maiala’. E a quel punto abbiamo vinto”.

5. Vedere una Roma-Milan decisa dai gol di Rudiger e Kucka è come assistere a una finale di Wimbledon tra Meneschincheri e Jeff Tarango. Come siamo caduti in basso.

6. Se il Milan fosse appena più sano e meno nevrastenico, nella ripresa all’Olimpico ne avrebbe fatti 4. La più grande delusione del campionato non è il Milan, che era e resta da sesto-ottavo posto, ma la Roma: era per quasi tutti (per me no) la “vincitrice sicura” dopo il 2-1 alla Juve. Ora sembran passati secoli. E anche “solo” un terzo posto a oggi pare un’impresa.

7. “Ciao Nardy. Ho visto il gol di Berardi, ma anche la tua Viola non è che abbia fatto meglio”. Così ho risposto al mio amico Nardella. Lui però l’ha presa male (è permalosissimo) e mi ha risposto così: “Stai zitto, koglione, che il Milan ha meno punti dell’Empoli!!!”. A quel punto sono andato a casa sua e l’ho picchiato con la statuetta votiva della Picierno che nascondo in camera. L’ho fatto non tanto per il suo attacco al Milan, ma per le “k” e i troppi punti esclamativi nel messaggio.

8. La Fiorentina sta facendo un campionato pazzesco e si ritrova quarta. Tanto per cambiare. Dovrebbe essere felice, perché un quarto posto a Firenze è tanta roba (cit) e le altre tre sono oggettivamente più forti o comunque più costanti, ma già divampano le polemiche. C’è perfino uno scontro aperto tra Paulo Sousa e i Della Valle. Se il masochismo valesse tre punti, la Fiorentina avrebbe più scudetti della Juve.

9. Curiosità: cosa deve fare Padelli più di così per indurre Ventura a non schierarlo neanche sotto tortura? Invadere la Polonia? Pettinarsi come Niang? Votare Tabacci? Mah.

10. E’ spesso colpa dei commentatori sportivi sottovalutare le cosiddette “piccole”. A volte lo faccio anch’io, e me ne dolgo. Mea culpa: Sassuolo ed Empoli stanno facendo un campionato incredibile. Chapeau.

P.S. Mi ha scritto ora Nardella. Dice che, se voto Renzi a maggio, mi perdona. E mi restituisce pure la statuina votiva della Picierno. Ci sto pensando

Ten Talking Points – La diversamente sontuosa Inter: perde quando gioca bene, vince quando gioca male

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