Un tweet di Federico Ferrazza, direttore di Wired Italy, l’8 gennaio 2016 annuncia: “Abbiamo fatto un po’ di fact checking al pezzo su Iit uscito sul @fattoquotidiano. C’era poco di vero”. Segue il link qui.

Poco di vero? 

1. Il Fatto riportava le proteste del mondo accademico italiano per la scarsità dei finanziamenti ricevuti per la ricerca, a fronte dei consistenti finanziamenti assicurati invece all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Le cifre: “All’intero sistema universitario per la ricerca sono destinati soltanto 91 milioni di euro”, mentre “al solo Iit vengono dati 50 milioni per l’anno 2004 e 100 milioni all’anno dal 2005 al 2014, più tutti i beni della fondazione Iri (poco meno di 130 milioni): oltre 1 miliardo di euro in 11 anni”.

VERO. Le cifre del Fatto sono esatte: 91 milioni a tutto il sistema universitario della ricerca (il cosiddetto finanziamento Prin), a fronte dei 100 milioni all’anno per il solo Iit. Anzi, a voler essere pignoli, i 91 milioni del Prin sono distribuiti su tre anni, dunque sono addirittura meno di quanto scritto dal Fatto: poco più di 30 milioni l’anno.

(Wired, per contraddire quanto scritto dal Fatto, dice che “gli investimenti nel settore pubblico sono circa 10 miliardi di euro”: ma questa è la cifra totale dei soldi spesi in ricerca in Italia, mentre il Fatto proponeva il confronto con quelli spesi per tutte le università italiane).

2. Il Fatto scrive che Iit, avendo ricevuto finanziamenti così massicci, non è riuscito neppure a spenderli, accantonando ben 430 milioni.

VERO. Lo sostiene “una relazione della Corte dei conti del 31 dicembre 2013, che ci informa di 430 milioni di fondi non spesi, messi sotto la voce ‘disponibilità liquide’ e ‘per la maggior quota detenute nel conto corrente infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato’”.

(Wired – anzi, l’ufficio stampa di Iit – offre poi una spiegazione: “I 430 milioni furono risparmiati i primi anni, quando si stava costruendo l’infrastruttura. Quei soldi vengono dalla fase di startup, quando si stavano realizzando i laboratori e i poli in Italia”. Può essere una spiegazione, di certo non è una smentita).

3. Il Fatto scrive che i “bilanci, alla faccia della trasparenza, non sono pubblicati”.

VERO.

(Wired – anzi, l’ufficio stampa di Iit – precisa che “la Ragioneria generale dello Stato riceve i bilanci previsionali e consuntivi e i dettagli dei movimenti di incasso e pagamenti. I bilanci sono disponibili sull’homepage del sito”. In verità, per trovarli bisogna invece curiosamente cercarli nell’albo fornitori dove si trova non il bilancio, ma tre scarne paginette con i Financial Highlights 2013-2014, in un documento pdf che oltretutto risulta creato il 22.12.2015, dopo che un articolo di Roars aveva segnalato la mancata pubblicazione dei bilanci).

Insomma: ben venga il fact checking ai nostri articoli, da chiunque realizzato. Siamo sempre pronti a correggere i nostri errori. Ne facciamo, siamo umani. Questa volta non c’erano: forse Wired dovrebbe imparare a distinguere tra fact checking e repliche dell’efficientissimo ufficio stampa Iit.

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