“Io preferisco che le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà, indicare la strada, accompagnarle”. È il messaggio che Papa Francesco affida al suo primo libro intervista intitolato “Il nome di Dio è Misericordia” scritto insieme al vaticanista Andrea Tornielli, coordinatore di Vatican Insider, e coedito da Piemme e dalla Libreria Editrice Vaticana. Dopo il coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, subito allontanato dai suoi incarichi nella Santa Sede, Bergoglio torna a parlare dell’omosessualità riprendendo le parole pronunciate sul volo di ritorno da Rio de Janeiro al termine del suo primo viaggio internazionale.

“Avevo detto in quella occasione: se una persona è gay, cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Avevo parafrasato a memoria – racconta il Papa a Tornielli – il Catechismo della Chiesa cattolica, dove si spiega che queste persone vanno trattate con delicatezza e non si devono emarginare. Innanzitutto mi piace che si parli di ‘persone omosessuali’: prima c’è la persona, nella sua interezza e dignità. E la persona non è definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore”.

Nel libro intervista è centrale il tema dei divorziati risposati e dei processi di nullità matrimoniale, riformati e semplificati dopo tre secoli da Bergoglio, che ha perfino abolito le parcelle degli avvocati rotali. “Proprio in questi giorni – racconta il Papa – ho ricevuto l’e-mail di una signora che abita in una città dell’Argentina. Mi racconta che venti anni fa si era rivolta al tribunale ecclesiastico per iniziare il processo di nullità matrimoniale. Le ragioni erano serie e fondate. Un sacerdote le aveva detto che si poteva procedere senza problemi, perché si trattava di un caso molto chiaro per quanto riguarda l’accertamento delle cause di nullità. Ma per prima cosa, ricevendola, le aveva chiesto di pagare cinquemila dollari. Lei si è scandalizzata, ha lasciato la Chiesa. L’ho chiamata al telefono, ho parlato con lei. Mi ha raccontato di aver avuto due figlie che si impegnano tanto in parrocchia”.

Francesco racconta anche che questa signora argentina “mi ha parlato di un caso appena accaduto nella sua città: un neonato di pochi giorni è morto senza battesimo, in una clinica. Il prete non ha lasciato entrare in chiesa i genitori con la bara del piccolo, ha voluto che si fermassero sulla porta, perché il bambino non era battezzato e, dunque, non poteva procedere oltre la soglia. Quando la gente si trova di fronte a questi brutti esempi, – sottolinea Bergoglio – in cui vede prevalere l’interesse o la poca misericordia e la chiusura, si scandalizza“.

Un problema, quello dei divorziati risposati che riguarda il Papa in modo diretto: “Io ho una nipote che ha sposato civilmente un uomo prima che lui potesse avere il processo di nullità matrimoniale. Volevano sposarsi, si amavano, volevano dei figli, ne hanno avuti tre. Il giudice civile aveva assegnato a lui anche la custodia dei figli avuti nel primo matrimonio. Quest’uomo era tanto religioso che tutte le domeniche, andando a messa, andava al confessionale e diceva al sacerdote: ‘Io so che lei non mi può assolvere, ma ho peccato in questo e in quest’altro, mi dia una benedizione’. Questo è un uomo religiosamente formato”.

Nel libro Bergoglio condanna senza mezze misure le curiosità dei confessori soprattutto in materia sessuale. “Una volta – racconta il Papa – ho sentito di una donna, sposata da anni, che non si confessava più perché quando era una ragazza di 13 o 14 anni il confessore le aveva domandato dove metteva le mani quando dormiva. Ci può essere un eccesso di curiosità, in materia sessuale, soprattutto. Oppure un’insistenza nel fare esplicitare particolari che non sono necessari”.

Sulla prostituzione Francesco ricorda l’incontro con una ragazza all’ingresso di un santuario. “Mi ha detto: ‘Sono contenta, padre, vengo a ringraziare la Madonna per una grazia ricevuta’. Era la più grande dei suoi fratelli, non aveva il papà e per aiutare a mantenere la famiglia si prostituiva: ‘Non c’era altro lavoro nel mio villaggio…’. Mi ha raccontato che un giorno nel postribolo è arrivato un uomo. Si trovava lì per lavoro, veniva da una grande città. Si sono piaciuti e alla fine lui le ha proposto di seguirlo. Per tanto tempo lei si era rivolta alla Madonna chiedendole di darle un lavoro che le permettesse di cambiare vita. Era tutta felice di poter smettere di fare ciò che faceva”.

Le ultime pagine del volume sono dedicate alla corruzione condannata spesso dal Papa nei suoi primi tre anni di pontificato. Per Francesco essa “non è un atto, ma una condizione, uno stato personale sociale, nel quale uno si abitua a vivere. Il corrotto è così chiuso e appagato nella soddisfazione della sua autosufficienza che non si lascia mettere in discussione da niente e da nessuno. Ha costruito un’autostima che si fonda su atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo, a prezzo della sua stessa dignità e di quella degli altri. Il corrotto ha sempre la faccia di chi dice: ‘Non sono stato io!’. Quella che mia nonna chiamava ‘faccia da santarellino'”.

Per Bergoglio “il corrotto è quello che s’indigna perché gli rubano il portafoglio e si lamenta per la scarsità di sicurezza che c’è nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse, e magari licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi per evitare di assumerli a tempo indeterminato oppure sfrutta il lavoro in nero. E poi si vanta pure con gli amici per queste sue furbizie. È quello che magari va a messa ogni domenica, ma non si fa alcun problema nello sfruttare la sua posizione di potere pretendendo il pagamento di tangenti. La corruzione fa perdere il pudore che custodisce la verità, la bontà, la bellezza. Il corrotto spesso non si accorge del suo stato, proprio come chi ha l’alito pesante e non se ne rende conto. E non è facile per il corrotto uscire da questa condizione per un rimorso interiore. Generalmente il Signore lo salva attraverso le grandi prove della vita, situazioni che non può evitare e che spaccano il guscio costruito poco a poco permettendo così alla grazia di Dio di entrare. Dobbiamo ripeterlo: peccatori sì, corrotti no!“.

Twitter: @FrancescoGrana

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