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Lo scorso 23 novembre lo Stato italiano ha offerto 45.000 euro ciascuno a due detenuti che, con l’aiuto di Antigone e di Amnesty International, erano ricorsi alla Corte di Strasburgo per non aver avuto giustizia in Italia riguardo alle violenze brutali da loro subite in anni passati nel carcere di Asti. Oggi il governo torna a offrire la stessa cifra per il medesimo motivo, una compensazione amichevole che chiuda la questione ed eviti di arrivare a una sentenza europea.

Come si trattasse di zucchine o patate: 45.000 euro al chilo per un po’ di tortura a buon mercato. Adesso questo denaro il ministero degli Esteri lo offre alle vittime delle violenze commesse durante il G8 genovese del 2001 nella caserma di Bolzaneto, che sono ricorse a Strasburgo ancora per l’incapacità italiana di punire i torturatori. Un evento che ha segnato la storia d’Italia, quella ‘macelleria messicana’ che ha scosso il mondo, sottratta alla giustizia e alla pubblicità dei tribunali e trattata a suon di compravendita.

Nel nostro ordinamento non esiste il reato di tortura – aveva scritto il giudice nella sentenza relativa al processo di Asti nel quale Antigone si era costituita parte civile – e noi giudici italiani non abbiamo strumenti sufficienti per punire quei poliziotti che abbiamo accertato essere dei torturatori. Di fronte al timore che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ci condannasse nuovamente, le autorità italiane hanno proposto una compensazione amichevole ai due uomini: accettate 45.000 euro per uno e chiudiamola qua. Un evidente riconoscimento di colpevolezza da parte di uno Stato che ha paura ad affrontare una sentenza e preferisce mettere tutto a tacere.

Arriveremo a sbancarci, ma guai a introdurre il reato di tortura nel codice penale, come gli obblighi internazionali da noi contratti ci impongono e come ci chiedono da decenni le Nazioni Unite. Per l’ennesima volta una legge in questa direzione sembrava essere avviata a una propria conclusione parlamentare e invece di lei non si parla più. L’Italia, chissà perché, ha paura che la Corte Europea torni a dirle di votare quella legge, che pur davvero tutelerebbe le tante persone oneste nelle forze di polizia distinguendole da coloro che abusano violentemente del loro ruolo.

Matteo Renzi, all’indomani della condanna europea per i fatti della scuola Diaz, aveva twittato la necessità di introdurre subito il reato di tortura nell’ordinamento italiano. Che Renzi si faccia immediatamente garante di una legge sulla tortura. Perché la nuova iniziativa governativa, se si limiterà a pagar soldi senza altro fare, sconfessa gravemente quel tweet.

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