I fatti di Colonia sparigliano le carte e consigliano prudenza. Mentre in tutta Europa monta la polemica politica intorno alla vicenda delle donne aggredite e molestate la notte di Capodanno da un gruppo di migranti nordafricani e arabi, il governo Renzi invoca “valutazioni di opportunità politica” per fare di nuovo marcia indietro sulla cancellazione del reato di clandestinità. Così l’approvazione in Consiglio dei ministri della versione definitiva del decreto legislativo che riduce al rango di illeciti amministrativi alcuni reati, attesa per venerdì, slitta di una settimana. E l’abolizione dell’articolo 10 bis del Testo unico sull’immigrazione introdotto dalla legge Bossi-Fini rischia di essere ancora una volta archiviata, nonostante siano passati 20 mesi dal varo della legge delega che ne prevede espressamente l’abolizione. E nonostante le Camere, a cui il testo provvisorio era stato passato per le osservazioni, abbiano dato parere favorevole su quel punto.

Se il 13 novembre, in sede di approvazione preliminare, a spingere per l’esclusione dell’immigrazione clandestina dalla lista delle depenalizzazioni era stato il ministro dell’Interno e leader del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano, ora il vento è cambiato. Il problema non è più rappresentato solo dall’elettorato Ncd, né dall’opposizione della Lega che, con Matteo Salvini, ha subito promesso “barricate”, blocco del Parlamento, ricorso alla piazza e referendum. L’esecutivo teme più in generale la reazione dell’opinione pubblica, nei giorni in cui i giornali sono pieni di testimonianze delle vittime del “sex mob” del 31 dicembre e mentre Svezia e Danimarca hanno ripristinato i controlli alle frontiere per limitare il flusso dei migranti.

Il primo indizio lo danno le dichiarazioni di Alfano: “La vicenda del reato di immigrazione clandestina non è materia di un singolo partito“, avverte il ministro. “Sono consapevole che si sono levate voci molto autorevoli e rispettabili che affermano ragioni tecnicamente valide a sostegno di una abrogazione, ma motivi di opportunità fin troppo evidenti mi inducono a ribadire che è meglio non attuare la delega ed evitare di trasmettere all’opinione pubblica dei messaggi che sarebbero negativi per la percezione di sicurezza in un momento particolarissimo per l’Italia e l’Europa”. “Già lo chiesi, e l’ottenni”, ha rivendicato Alfano, “nella seduta del Consiglio dei ministri del 13 novembre, che affrontò la depenalizzazione di alcuni reati e che, infatti, si orientò nel non inserire la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina. Niente di ideologico, dunque, ma una semplice valutazione di opportunità politica”.

Ma fonti parlamentari vicine al premier hanno riferito all’Ansa posizioni quasi sovrapponibili: il governo si riserva di decidere la prossima settimana sulla depenalizzazione in base a una “valutazione di opportunità politica”, ma “senza toni barricaderi”. “La logica vorrebbe la scelta della depenalizzazione”, ammettono le stesse fonti. “Ma nella componente sicurezza l’elemento psicologico e di percezione è molto importante”. Morale: in questo momento la percezione degli elettori fa propendere per un nuovo rinvio.

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