Quando ci lamentiamo di qualcosa è per dire che noi siamo diversi, il che equivale semplicemente a dirlo, non ad esserlo. Questo lo dimostra la vita vera, quella cosa che alcuni sostengono si svolga talvolta al di fuori dei social, whatsapp e pigiando tasti vari. Quello che noi non faremmo mai talvolta si rivela essere solo quello che non abbiamo mai avuto occasione di fare ancora, diamoci fiducia che ci riusciremo. Subiamo il fascino di quel che disattendiamo con costanza.

Eh sì, però lamentarsi è bello dai, ammettiamolo. Che mondo sarebbe senza lamentela?
I vantaggi della lamentela possono così riassumersi:

• permette una moderata regolazione dell’autostima;
• porta argomenti pronti all’uso in qualsiasi conversazione battendo, anche se di poco, le discussioni sulle condizioni meteo;
• favorisce la creatività laddove ci fosse bisogno di aggiungere un tocco di fantasia e anche laddove non ce ne fosse bisogno, quando uno è artista è artista, meglio una frottola oggi prima che venga smascherata domani;
• scarica lo stress o lo crea a seconda dei bisogni di ognuno;
• combatte la noia;
• permette di atteggiarsi un po’ da incompresi, il che fa sempre effetto nell’approccio con l’altro sesso;
• Dà vita a forme di saggezza popolare come: “si stava meglio quando si stava peggio”, “non ci sono più le mezze stagioni” “ai miei tempi”, classici intramontabili dell’acume umano.

Il lamentarsi sposta lo sguardo al futuro, se le cose non mi stanno bene, allora voglio cambiarle, se le voglio cambiare devo agire…ehm…in effetti, se mi fate notare che sono anni che ci lamentiamo della nostra classe politica e sembra che le cose peggiorino in modo costante o non agiamo o al contrario forse è meglio che la lamentela non porti all’azione, visti i discutibili risultati ottenuti. Sono comunque particolari.

Lamentela fa rima con cautela che è proprio quella che non manca al critico professionista, almeno fino a quando non corre il rischio di essere esposto all’oggetto della sua disapprovazione.
Tra la nostra collezione di figuracce ognuno di noi ha un posto d’onore riservato a tutte le volte che abbiamo parlato di qualcuno in modo non proprio gentile, non sapendo della sua presenza e del suo ascolto. Magari era dietro di noi, l’istante in cui ci si rende conto di ciò e i 4, 5 secondi successivi, se ben gestiti, valgono quanto un premio Oscar alla carriera. Se avete mai superato indenni quella situazione e non avete mai considerato il teatro, fatelo per favore.

Che al peggio non ci sia mai fine è un po’ la nostra fortuna, un mondo al meglio non lo reggeremmo,  ha molto meno da dire. Se pensassimo solo al meglio come impiegheremmo poi tutto il tempo a disposizione che ne ricaveremmo? Non poniamoci domande di cui temiamo la risposta.
Ora potreste anche lamentarvi di questo post pensando, non a torto, che una sorta di elogio alla lagnanza sia un qualcosa di cui non si avvertiva il bisogno, ma l’autore ironizza sui difetti umani solo per non lamentarsene, se la lamentela è sterile, l’ironia è feconda.

Articolo Precedente

Uaar: “Nel 2015 record di sbattezzi in Italia. Papa Francesco è popolare, ma la Chiesa no”

next
Articolo Successivo

Start up: “L’Italia ha bisogno di semplificazione, non di incentivi. La differenza con la Silicon Valley? Soldi e innovazione”

next