Una donna si è presentata in ospedale a Piacenza nella notte tra il 3 e il 4 gennaio non avvertendo più i segni vitali della bimba che portava in grembo. Lì i medici hanno scoperto che il feto, il cui parto cesareo era previsto per metà gennaio, era morto. Il padre ha deciso di sporgere denuncia e la Procura ha aperto un fascicolo. Nei giorni scorsi hanno fatto discutere alcuni casi di morti di madri in seguito a complicazioni avvenute durante il parto e il ministro Beatrice Lorenzin ha mandato gli ispettori in alcune strutture.

Le condizioni della madre di Piacenza non destano al momento, sotto il profilo fisico, preoccupazioni. Gli agenti della squadra mobile, che si occupano delle indagini, hanno sequestrato la cartella clinica della donna e nelle prossime ore verrà eseguita l’autopsia sul feto. Sulla vicenda è intervenuta l’Ausl di Piacenza. “La madre è stata seguita dal consultorio ginecologico all’interno del percorso nascita attivo in azienda”, spiega una nota. “Come previsto dal percorso, nel corso della gravidanza la signora è stata visitata sette volte e sottoposta a tre ecografie. La gravidanza si è svolta senza evidenziare particolari fattori di rischio. Il 31 dicembre, durante la vista di presa in carico al centro nascita di Piacenza, sono stati eseguiti gli esami previsti, compresa la rilevazione del battito fetale e dei movimenti del feto, esami che si presentavano nella norma”.

E’ intervenuto anche il direttore del Dipartimento materno infantile Giacomo Biasucci: “La morte fetale endouterina, ossia la morte del feto dopo la ventiduesima settimana, ha un’incidenza in Italia di 3,5 ogni mille gravidanze, e può dipendere da diversi fattori. Le cause più frequenti sono il distacco intempestivo di placenta e tutte quelle situazioni in cui viene a mancare l’apporto di ossigeno al feto”.

Articolo Precedente

Basell, multinazionale licenzia sindacalista per “aggressione”. Lui: “Grave precedente”

next
Articolo Successivo

Bologna, criticarono indagine su sindaco Merola: pm querelano due consiglieri comunali per diffamazione

next