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Abbiamo valicato il nuovo anno. E per tutti, anche per chi non ama particolarmente leggere, arriva il momento di voltare pagina. In questi giorni la libreria in cui lavoro ha vissuto il meraviglioso Natale. È il momento in cui si lavora di più, quello in cui si consigliano tanti libri e si stabilisce un po’ il campione delle quattro stagioni.

Ma dicembre è anche il momento in cui si chiude il settore dell’usato.

La cosa ha mere ragioni logistiche. Il reparto è in quel piano di sotto che, a dicembre, viene trasformato in magazzino. Giocoforza spariscono anche le cassette di legno che trovano spazio davanti alle vetrine. Su queste, fino a poco tempo fa campeggiava un cartello che riportava questo messaggio: “Libri usati, prezzi vari. Per favore non rubarli, puoi leggerli sulla panca. Io, comunque, corro veloce…”.

E così, un po’ per curiosità, un po’ per divertimento, molta gente entrava a sbirciare. Poi qualcuno ha rubato il cartello, ma ormai il meccanismo si era attivato. La storia dei libri usati ebbe inizio qualche anno fa, quando un signore del quartiere ci venne a salutare perché pronto a traslocare in Sicilia. E siccome gli eravamo simpatici, aveva deciso di regalarci tutti i libri della sua biblioteca che fossimo riusciti a prendere. L’alternativa sarebbe stata buttarli, visto che non poteva portarli via. È in situazioni come queste che un libraio deve fare sfoggio della sua forza e, dopo un certo numero di viaggi, avevo aiutato il signore a diminuire il volume dei suoi bagagli.

Un po’ alla volta, la voce si sparse nel quartiere e in molti cominciarono a portarci i loro libri usati, per scambiarli con altri volumi, per darci una mano, ma soprattutto per fare spazio dentro casa. Ora io forse ho una visione distorta della cosa, ma questo secondo me è il vero motivo che ha portato alla svalutazione del concetto stesso di libro, e che ha avuto effetti impensabili, come la riduzione del nostro spazio vitale. Io non faccio il libraio da tutta la vita, prima di fare questa professione ne ho esercitate altre, ma sono da sempre un appassionato lettore, e soprattutto un collezionista impenitente, e ho quindi avuto da sempre un rapporto viscerale con i miei amici di carta.

Libri quindi, ma anche fumetti, che ancora mi accompagnano nella magica avventura della lettura.
Ebbene, in occasione del mio ultimo trasloco ho deciso di radunare tutta la mia collezione e, per farlo, ho dovuto svuotare, smontare e trasportare la storica libreria familiare. In quel mobile di trent’anni fa è possibile allestire fino a tre file di libri, mentre in questi moderni e assai diffusi modelli economici del nord Europa, una semplice seconda fila farebbe pensare alle persone che spuntano dagli autobus, gli appesi che non sentiranno mai le porte chiudersi dietro di loro, che dovranno scendere, odiati da quelli a bordo per la loro ottusa ostinazione contro l’impenetrabilità dei corpi. E quando è nato mio figlio, data la necessità di traslocare ancora, mentre cercavo la casa giusta in cui abitare, ho visitato appartamenti di nuova costruzione dove non ci sarebbe stato posto per l’armadio in camera da letto, figuriamoci per una vera libreria.

Ora, io trovo libri scontati nei negozi di catena, negli autogrill, dai benzinai, al supermercato, alla posta, in edicola, su internet… Visito case progettate per avere dei grandi barbecue in balcone, ma senza spazio per le persone, senza cucina, senza due camere. Vedo gente che, più o meno dolorosamente si libera dei suoi libri, e sento persone pretendere lo sconto su quelli che vendo “perché lo fanno tutti”.

Ecco, a queste persone che non si sognerebbero mai di chiedere lo sconto al fornaio, al macellaio o al tabaccaio, sento il bisogno di ricordare che i libri, nuovi e vecchi, sono importanti, che se proprio non c’è speranza di tenerseli a casa ci sono vari modi per disfarsene, ricorrendo alle donazioni per le biblioteche, o alle carceri, alle scuole, o perfino alle librerie indipendenti.

Ma che è l’approccio che va necessariamente cambiato. E quindi, se non smetterete di esigere lo sconto sui libri, nel futuro che ci aspetta vivremo in case sempre più piccole, con balconi sempre più grandi, in cui non ci sarà spazio per trasmettere ai più piccoli una vera educazione alla lettura, semplicemente perché le loro vite non saranno incorniciate dai testi collezionati negli anni dai vari membri della famiglia. Buon anno a tutti quindi. E buon futuro.

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