Fumata nera. E stavolta definitiva. Artur Mas, il governatore uscente della Catalogna, non riceverà il sostegno della Cup, la sinistra radicale indipendentista. Dopo tre mesi di negoziati, incontri e diversi pareggi, l’ultimo al limite del verosimile (1515 vs 1515), la decisione finale è arrivata dopo l’assemblea generale che questa domenica ha riunito tutti i vertici del movimento, in totale 68 rappresentati. Il consiglio politico si è espresso a mano alzata, mostrando dei cartellini rossi o verdi: 36 voti a favore del no, 30 del sì e una astensione, secondo fonti di Europa Press. Lo stallo si era venuto a creare dopo il voto di settembre che aveva visto il successo a metà del fronte pro-indipendenza (Junts pel Sì): 72 seggi su 135 ma non la maggioranza dei voti (47,8%). Da qui la necessità di ricevere un appoggio esterno che dopo mesi di trattative è venuto quindi a mancare: il presidente secessionista non conseguirà l’appoggio dei 10 deputati della Cup per governare il Parlament di Barcellona.

In particolare il partito anticapitalista Cup avrebbe deciso di non appoggiare la formazione di un governo guidato da Mas soprattutto per motivi ideologici. La Catalogna dovrà quindi tornare alle urne, probabilmente a marzo, dopo che il prossimo 10 gennaio il parlamento verrà ufficialmente sciolto. L’unica via d’uscita per fermare l’iter verso nuove elezioni potrebbe arrivare proprio dalla coalizione di Junts pel Sì, se decidesse all’ultimo momento di fare un nuovo nome per la poltrona calatana, cosa che finora è stata sempre rifiutata con forza. La Cup, infatti, ha detto che potrebbe votare a favore di qualsiasi altro candidato che non sia quello di Mas, ma la colazione secessionista ha sempre affermato come “innegoziabile” la sostituzione di Mas. Se si cambiassero le carte in tavola, il nuovo nome dovrebbe venir fuori entro 24-48 ore, visto che i tempi sono sempre più ridotti, perché la legge fissa il 10 gennaio come data ultima per la formazione di un nuovo governo.

Fin del sogno indipendentista? Al momento quel che è certo è la fine dell’era di Mas. Proprio lui, nel tradizionale discorso di fine anno, dal Salone Mare de Déu de Montserrat del Palazzo della Generalitat, aveva fatto un non troppo velato riferimento all’incertezza sul suo futuro mandato politico, chiedendo esplicitamente alla Cup di esercitare il proprio “dovere di decidere” per far partire la legislatura e creare un nuovo governo, “aperto al patto” per “compiere i mandati ricevuti alle urne”. Poi ha ricordato che rimaneva ormai “poco tempo e poco margine”, aggiungendo che dopo le elezioni catalane e le politiche dello scorso 20 dicembre “in Catalogna e in Spagna si sono aperti scenari politici di enorme complessità”, che “obbligano a dialogare, a negoziare e ad alleanze. Cioè a decidere”.

Adesso la decisione è stata presa. E Barcellona tornerà a votare. A spiegare in conferenza stampa la posizione della Cup, dopo il voto, è stata la deputata Gabriela Serra: “Il processo continuerà con o senza Mas. Abbiamo detto no a chi dovevamo dire di no, ma la Cup continua ad essere quella che è, indipendentista. Rimangono ancora alcuni giorni per muovere qualche pezzo. Se ci offrono altri margini di gioco, sapremo come giocarceli”, ha assicurato.

L’assemblea della sinistra radicale è durata quasi cinque ore e ha messo sul tavolo ben sei scenari possibili prima del voto ufficiale. Una decisione sofferta, che ha anche spaccato la formazione politica in due, quando i vari movimenti e correnti si sono mostrati apertamente divisi su tutto lo svolgimento interno del dibattito in merito al sostegno o meno del governatore uscente catalano.

@si_ragu

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