Energia inesauribile senso dell’impresa e risolutezza. Sono questi i tratti distintivi del comandante Achille Lauro, da mozzo ad armatore di portata internazionale, amico e rivale di Onassis. Il suo nipote prediletto Achilleugenio Lauro macina ricordi e aneddoti nella biografia romanzata “Il navigatore. Achille Lauro una vita per mare” – vedi le foto edito da Mondadori e presentato all’Istituto di Cultura Meridionale nel nobiliare Palazzo Arlotta affacciato sul golfo di Napoli. Il comandante ha attraversato mari tempestosi. Fu uomo politico e populista, sindaco di Sorrento e di Napoli, presidente del Napoli e inventore del calciomercato con l’acquisto miliardario del giocatore Jepsson. Voleva fare Cinecittà a Napoli. Produttore cinematografico e tombeur de femmes. Generoso con le donne, ma anche con il popolo minuto che lo ripagava con bagni di folla durante i suoi comizi in piazza del Plebiscito.

Il giudizio su Lauro è iniziato a mutare da quando Marco Demarco, ex direttore del Corriere del Mezzogiorno e sofisticato scrittore, pubblicò qualche anno fa un saggio “L’altra metà della storia. Spunti e riflessioni su Napoli. Da Lauro a Bassolino“.

Un Berlusconi ante litteram, fondatore del Partito Monarchico, di giornali e di televisioni. La sua ultima compagna di vita, Eliana Merolla, con aspirazioni da attricetta, aveva 50 anni meno di lui (ha battuto Berlusconi di un anno: tra lui e la Pascale ce sono 49).

Il senatore Riccardo Villari, tra i relatori, ricorda: “La sua impazienza nel fare, i suoi azzardi imprenditoriali, l’insofferenza di fronte alle pastoie e alle lentezze burocratiche e le battute in dialetto napoletano. Al passaggio di Lauro ricordo una gridata di alcune popolane riconoscendogli carisma e potenza, anche sessuale “Comandante, voi non dovete morire mai, voi tenite ‘o pescione”.

Ce n’è voluto del tempo perché i ricordi di Achilleugenio non sbiadissero con lui e dopo 7 anni di lunga gestazione ha dato alle stampe il memoir familiar nostalgico. Una sorta di Alla ricerca del tempo perduto, in chiave partenopea. Un personaggio non facile, spigoloso, a modo suo affettuoso. Aveva solo 28 anni Achilleugenioquando il nonno morì, laurea in Economia Marittima, era destinato a raccogliere l’eredità del Grande Vecchio, se nel 1982 tutte le società del gruppo non fossero state commissionate. Come da manuale, tradimenti, gelosie e voltagabbana. Come birilli i pezzi dell’impero costruito in oltre mezzo secolo cadono uno a uno. Rimane saldamente in sella Canale 21, la prima televisione privata da lui fondata nel 1976, oggi ha sedi anche in Lazio e in Umbria. L’attuale presidente del cda, Gianluigi Torino, ricorda che quando il padre ritornò da un primo colloquio con Berlusconi, il Comandante gli chiese con quel suo tono beffardo: “Allora, ‘sto Cavaliere cosa vuole comprare da me?”.

Forse, è arrivato il tempo di una rilettura storica del Comandante, meno caricaturale. Il film di Francesco Rosi, Le mani sulla città, lo accusò ingiustamente di aver realizzato il sacco della città mentre la speculazione edilizia a Napoli ci fu ma dopo Lauro, con il centrosinistra, e non con il laurismo. Il Comandante fu soltanto il capro espiatorio. Antonio Martusciello, commissario dell’Agcom, aggiunge: “Artefice di un populismo radicale, parimenti, con il suo ‘modus administrandi’ fu in un certo senso anche precursore del bassolinismo. E il suo mandato da sindaco non si concluse con i risultati sperati per la città. Di lui resta il suo motto: un grande Napoli per una grande Napoli. Ma il ricordo che Napoli gli ha serbato non rende onore alla sua storia: da mozzo, imbarcato sulla nave del padre a 14 anni per punizione, a comandante. Forse è giunto il momento di una giusta rivalutazione”.

La flotta, l’unica grande impresa privata del Meridione di dimensioni mondiali, poteva essere salvata, invece colò a picco come il Titanic. E Villari, in pieno revisionismo, conclude: “Napoli è matrigna. Dalle nostre parti, solo san Gennaro è indiscutibile. Alle prime difficoltà, la classe dirigente napoletana, politica e non, spesso abbandona i suoi figli migliori e quanto hanno costruito: quasi mai offre protezione, tutela, né alcun riconoscimento o difesa. Siamo così, siamo napoletani e ci tocca. Altrimenti, invece dell’inenarrabile e ineffabile lungomare ‘liberato’ di de Magistris, avremmo una strabiliante croisette!”.
Buon 2016, più ricco d’entusiasmo e meno di sdegno!
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