La Lega ha scoperto la sanità lombarda, quella “robetta” che rappresenta circa l’80 per cento dell’intero bilancio della regione Lombardia. Assodato come le nomine dei massimi dirigenti rappresentino come in passato quote di partito la novità ora è che anche gli ospedali diventeranno luoghi privilegiati per le campagne del movimento fondato da Bossi. La Lega 2.0 di Salvini e Maroni, deposti gli elmetti celtici con le corna delle adunate di Pontida e accantonate le ampolle da druidi delle feste dei popoli padani, sceglie infatti due altri lidi per dare il meglio di sé.

Il tradizionale raduno dei militanti della Lega Nord a Pontida

I nuovi baluardi logistici sono infatti treni e ospedali. La brillante idea è del vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Fabrizio Cecchetti, messa nero su bianco e sancita con un ordine del giorno al bilancio approvato dall’aula la scorsa settimana. “Attivare subito una campagna comunicativa sull’autonomia della Lombardia negli ospedali, sui treni e in tutti gli edifici del sistema regionale”. Bene, d’ora in poi sappiamo che i corridoi e i reparti degli ospedali lombardi saranno spazi nei quali si potranno portare avanti le istanze – velleità – autonomiste padane.

Lo spazio della sofferenza, il luogo dove noi tutti preferiremmo non mettere piede, potrà essere tranquillamente trasformato in una simil piazza adatta, perché no, a ospitare anche gazebo o banchetti per promuovere una raccolta firme in favore della consultazione autonomista. Appuntamento annunciato dai leghisti per il prossimo maggio.

“In vista del referendum – ha peraltro ben spiegato Cecchetti – è necessario mettere in atto una grande campagna informativa per spiegare ai cittadini con dati certificati, che la Lombardia è una regione ‘speciale’ a tutti gli effetti e merita perciò forme spinte di autonomia. I lombardi devono sapere che ogni anno Roma ruba alla nostra regione 54 miliardi di euro, soldi che potrebbero essere impiegati per abbassare le tasse e dare aiuti concreti ai cittadini in difficoltà. Dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per sensibilizzare la gente su questo tema, attivandoci fin da subito: in ogni ospedale lombardo, sui treni e negli edifici regionali, dovranno essere diffuse, con ogni utile forma comunicativa, le buone ragioni che ci hanno portato ad intraprendere il percorso autonomista”.

Bene, in attesa che qualcuno dell’opposizione in regione Lombardia batta un colpo rispetto a questa operazione politica, non c’è che da augurarsi che il colpo lo batta qualche paziente, o almeno parente, dei ricoverati nelle corsie ospedaliere che di certo avranno ben altri pensieri rispetto all’autonomismo padano.

Personalmente poi penso ci vorrebbe un briciolo di rispetto anche solo tenendo presente un concetto limpidamente espresso da Ascanio Celestini: “All’ospedale tutti diventano poveri. Perché sono padroni solo della malattia che si portano addosso”.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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