Un mese fa il caso rifiuti (tutt’altro che risolto), ora la questione case popolari. Al centro ancora il sindaco Filippo Nogarin (M5s) che a Livorno si ritrova a gestire un’altra piccola “crisi”. Oggetto della questione, in particolare, lo stipendio della presidente della Casalp, la società pubblica che gestisce il patrimonio degli alloggi popolari che al 74 per cento è partecipata dal Comune di Livorno. L’architetto Vanessa Soriani, infatti, guadagna 36mila euro annui lordi più eventuali 7mila come premio di risultato. Niente di strano, il predecessore (nominato dalla giunta Pd) ne guadagnava in tutto 43mila. Il punto è che il bando presentato per far partecipare al concorso di chi ambiva a diventare presidente di Casalp parlava di uno stipendio da 12mila e l’aumento a 36mila è avvenuto un mese dopo la sua nomina, ufficializzata nel febbraio scorso. Per giunta il taglio del 20 per cento alle retribuzioni degli amministratori delle società controllate era stato uno dei punti fermi del programma del Movimento 5 Stelle.

L’aumento di stipendio della Soriani è stato deliberato dal cda dopo il via libera unanime arrivato dall’assemblea dei soci, ossia i rappresentanti dei 20 Comuni della provincia livornese. Ma la delibera – che è del 17 marzo – è venuta alla luce solo dopo che è stata pubblicata dal Tirreno nei giorni scorsi. Decisione presa anche in virtù del fatto che in quel momento la figura del direttore generale risultava vacante. Il cda – si legge nella delibera dello scorso 17 marzo – decide di attribuire alla presidente “poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione” in relazione alla “gestione tecnico-amministrativa del patrimonio Erp” e alla “realizzazione di nuovi alloggi Erp”. “Stipendio congruo e meritato” dichiara Soriani, precisando che Nogarin era a conoscenza dell’aumento: “L’analisi dei costi è stata sempre sottoposta al sindaco”.

Sulle prime il Movimento 5 Stelle, sindaco compreso, ha replicato dicendo che l’amministratore precedente guadagnava 120mila euro all’anno, cifra che però non risulta nei documenti a disposizione.

Poi il primo cittadino ha precisato che “in ogni caso vi è una riduzione dei costi rispetto al passato. La riduzione dei costi del cda dalla gestione Taddia è del 23,7% attualmente e sarà del 36% a regime”. Nogarin sostiene che adesso per presidente, cda e direttore generale si spendono 128mila euro mentre in epoca Pd intorno ai 200mila, per un risparmio di 72mila euro. Il sindaco precisa anche che la decisione sul compenso è stata presa all’unanimità dai soci di Casalp: “Non sono stato io a compiere questo aumento”.

E così tra Pd e M5S si è rinnovato il duello, questa volta sul campo della trasparenza. Il sindaco sapeva o no dell’aumento? E perché non se n’è saputo nulla per 9 mesi? Da una parte la maggior parte dei Comuni livornesi (a guida centrosinistra) sostiene di aver dato sì il via libera all’aumento dello stipendio ma di non esser poi stata successivamente informata della cifra decisa dal consiglio d’amministrazione. Tesi contrastata dall’assessore al Sociale del Comune di Livorno Ina Dhimgjini secondo la quale i sindaci “lo sapevano già prima che il cda deliberasse e comunque la delibera è pubblica”. Quanto alla trasparenza la presidente Soriani ha spiegato che la delibera non era visibile per un problema tecnico del sito internet. Ma un nuovo cambio di scenario è avvenuto nelle ultime ore, perché l’assemblea dei soci ha chiesto agli organi amministrativi di ritoccare di nuovo l’entità del compenso della presidente Soriani – questa volta al ribasso – perché lo scorso settembre è stato nominato il nuovo direttore generale Paolo Vicini (85mila euro lordi annui la retribuzione massima prevista): il fatto che questo ruolo fosse vacante era stato alla base della decisione del cda di ridefinire le deleghe e aumentare lo stipendio della presidente.

Rifiuti, battaglia di Nogarin sul gestore unico: “Querela alla Gdf”
Nel frattempo il sindaco di Livorno ha ingaggiato una nuova battaglia, questa volta di nuovo sulla questione rifiuti anche se in questo caso Aamps non c’entra. Questa volta il “campo di battaglia” è quello di RetiAmbiente, che dovrebbe diventare il gestore unico del ciclo integrato dei rifiuti delle province di Livorno, Lucca, Massa-Carrara e Pisa. Ma il sindaco ha sempre negato di voler far entrare in questo consorzio anche l’Aamps (la municipalizzata livornese dei rifiuti, ormai celebre), perché il socio di minoranza sarà privato. Ora tuttavia Nogarin ha scelto anche le vie legali nei confronti dell’amministratore unico di RetiAmbiente Marco Frey e del collegio dei sindaci revisori. Ha presentato una querela alla Guardia di Finanza segnalando quelle che il sindaco definisce “irregolarità” dal punto di vista amministrativo e che, se verificate, “consentiranno di impugnare le delibere approvate dall’assemblea”. La più importante di queste è, secondo il sindaco M5s, è la capitalizzazione che porterà all’ingresso di un socio privato che, con un ulteriore aumento di capitale, avrà il 45% delle azioni. Per giunta l’ultima assemblea viene definita dai Cinque Stelle “una farsa che ha violato numerosi articoli del codice civile”.

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