Televisione

Imagine, Roberto Saviano (con Jovanotti) racconta il 2015 su Deejay Tv: un piccolo gioiello televisivo

Il racconto televisivo del 2015 andato in onda ieri sera, ha confermato ancora una volta l'innegabile talento di Roberto Saviano come narratore di storie. Nessuno come lui riesce a sviluppare un racconto partendo da un dettaglio, un particolare, un oggetto, un'idea, una sensazione. Ospite del programma, un Lorenzo Cherubini ispirato e anche lui nei panni del narratore, che ha raccontato come è cambiato anche il suo mondo, quello dei concerti, della musica, ai tempi del rischio terrorista

di Domenico Naso

Imagine”, il racconto televisivo del 2015 andato in onda ieri sera su Deejay Tv, ha confermato ancora una volta l’innegabile talento di Roberto Saviano come narratore di storie. Nessuno come lui riesce a sviluppare un racconto partendo da un dettaglio, un particolare, un oggetto, un’idea, una sensazione. Per ripercorrere un anno difficile, lo scrittore di Gomorra è partito da un AK-47, un kalashnikov, per poi muoversi con la consueta efficacia tra tragedie, ingiustizie, storie di glorie e miserie umane che hanno caratterizzato l’anno che sta per chiudersi.

La scenografia era forse un po’ troppo lugubre, e insieme al volto naturalmente tragico di Saviano, il clima non era certo dei più allegri. Ma in fondo c’era da raccontare la barbarie dell’Isis, i tanti episodi drammatici del 2015, e c’era comunque poco da ridere. La parte sullo Stato islamico è stata forse la migliore della trasmissione, con Saviano che ha analizzato con dovizia di particolari i metodi di comunicazione dei terroristi, paragonandoli a quelli dei narcotrafficanti messicani.

Ospite del programma, un Jovanotti ispirato e anche lui nei panni del narratore, che ha raccontato come è cambiato anche il suo mondo, quello dei concerti, della musica, ai tempi del rischio terrorista. Poi è tornato Saviano, con le sue storie con la s minuscola che raccontano meglio di qualsiasi altra cosa la Storia con la maiuscola. Si va da una sorta di fenomenologia delle Kardashian (magari un po’ snob e superficiale ma efficace) alla drammatica immagine del cadavere del piccolo Aylan su una spiaggia turca, e lì parte la lunga pagina dedicata all’immigrazione, all’emergenza migranti di questi lunghi e difficili mesi. Anche in questo caso Saviano riesce a fare centro, perché anche in questo caso, appunto, mischia emozioni e dati, sentimenti e freddi fatti di cronaca. Non è un piagnisteo buonista, ma un racconto ragionato che però non dimentica l’umanità.

Non potevano mancare, poi, le storie personali e professionali di due donne italiane protagoniste del 2015: Samantha Cristoforetti e Flavia Pennetta. Ma per un fenomeno di massa raccontato, Saviano riesce sempre a pescarne anche uno meno conosciuto ma comunque importante. In questo caso, le vittorie di Martina Caironi, atleta paraolimpica. Nell’Italia del 2015, però, c’è poco spazio per i fulgidi esempi, e Saviano passa a raccontare il funerale di Vittorio Casamonica, che tanto scalpore aveva fatto qualche mese fa. Il cerchio della trasmissione, però, si chiude ancora una volta con la furia cieca dei terroristi, questa volta scatenata contro l’arte, le statue, le chiese e i siti archeologici che si trovano sui territori occupati dall’Isis. “Non distruggono in nome di Allah”, dice Saviano, “ma saccheggiano e vendono al mercato nero”. Lo scrittore campano torna spesso sulle contraddizioni dei terroristi, sull’incoerenza del loro predicare e del loro razzolare. Lo fa per far capire agli spettatori che l’Islam come religione c’entra solo marginalmente, o forse per nulla, con le stragi di questi mesi. Una posizione coraggiosa, in una Italia sempre più invasa dalla retorica populista anti-musulmana.

Imagine è stato un piccolo gioiello televisivo, e vederlo su Deejay Tv e non su un canale Rai può stupire solo i più sprovveduti. E non c’è neppure da stracciarsi le vesti. La tv è cambiata, per fortuna, e anche un piccolo canale tematico può diventare, almeno per una sera, il centro del mondo catodico italiano. Capiterà sempre più spesso, wait and see.

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