La cima è stata scollinata senza danni, ora – dopo la sentenza del Tribunale Civile di Napoli – per Vincenzo De Luca la strada verso il traguardo è in discesa: con un po’ di fortuna potrebbe essere assolto prima della pronuncia della Consulta e così eliminare il problema dalla radice. La Corte Costituzionale infatti affronterà il caso del governatore Pd della Campania non prima di marzo-aprile, visto che gli atti relativi ai suoi quattro punti di presunta incostituzionalità della legge Severino sono arrivati a piazza del Quirinale solo il 4 dicembre: tra due giorni dovrebbero essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, poi i 20 giorni per la costituzione delle parti.

Così l’ordinanza della prima sezione del Tribunale Civile di Napoli offre a De Luca quei mesi di respiro dei quali aveva bisogno per affrontare senza ansia il processo penale davanti alla Corte d’Appello di Salerno. Che potrebbe cancellare nel merito la condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Il presidente del collegio, Michelangelo Russo, ha fissato un calendario di udienze che inizieranno l’8 gennaio e dovrebbero concludersi il 5 febbraio 2016 con la sentenza. Ci sarà persino il tempo di un’udienza dedicata alle dichiarazioni spontanee dell’imputato. Se De Luca verrà assolto dalle accuse collegate alla nomina del fedelissimo Alberto Di Lorenzo a project manager del termovalorizzatore di Salerno, la decisione della Corte Costituzionale farà accademia. E sarà utile solo per chi verrà dopo.

Ma De Luca potrebbe salvarsi anche in caso di conferma della condanna. La Consulta dirà la sua in primavera. E potrebbe dare ragione all’avvocato del governatore, Lorenzo Lentini, dichiarando incostituzionale uno dei punti della legge Severino relativi all’eccesso di delega del governo, alla disparità di trattamento tra parlamentari e consiglieri regionali, e alla retroattività di una sospensione disposta con una legge intervenuta dopo i fatti oggetto della condanna. Viceversa, resterebbe comunque aperto un ampio spiraglio. L’abuso d’ufficio contestato a De Luca si prescriverà il 16 settembre 2016. La Cassazione dovrebbe fare i salti mortali per riuscire a fissare un’udienza in tempo. Fino a quel giorno, la Regione Campania verrebbe guidata dal vice governatore Fulvio Bonavitacola. Ovvero dal braccio destro di De Luca, che per assicurare continuità al deluchismo ha rinunciato a uno scranno parlamentare.

Le controparti hanno provato a far revocare l’ordinanza Scognamiglio ricordando che la Consulta ha già dichiarato costituzionale la Severino nella parte relativa all’irretroattività quando ha rigettato il ricorso del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Il Tribunale Civile ha però ricordato che “può accadere (…), che la medesima norma possa essere dichiarata incostituzionale in relazione a parametri o sotto profili diversi da quelli alla cui stregua la questione precedente era stata dichiarata infondata”, ripescando la storia della legge sull’adulterio. Una volta era reato, ma solo se a compierlo erano le mogli: legge dichiarata costituzionale con la sentenza nr. 64 del 1961, e poi incostituzionale con la sentenza nr. 126 del 1968.

“Confermiamo la nostra assoluta serenità e, come sempre, il pieno rispetto per la magistratura e la sua autonomia” dice De Luca in una nota. “Continueremo a lavorare al servizio della nostra comunità, senza farci distrarre da vicende che a volte hanno come unica ragione la strumentalità politica. Esprimo gratitudine e apprezzamento ai magistrati di Napoli che, indifferenti a pressioni e condizionamenti di varia natura, continuano ad affermare semplicemente le ragioni dello stato di diritto”.

“Siamo di fronte ad una nuova puntata della telenovela De Luca” dice invece la capogruppo M5S in Regione Campania Valeria Ciarambino. “Questa estenuante partita a ping pong non fa altro che far precipitare ancora di più la Campania nel caos – attacca – il vero peccato originale è stato candidare De Luca, condannato in primo grado per abuso d’ufficio e sotto processo per altre vicende, alla carica di governatore”.

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