Cile, spettacolare eruzione del vulcano Calbuco

C’è chi a volte tende a classificare le persone secondo criteri di carattere socioeconomico, etnico o altro, a prescindere dai percorsi individuali e dalle scelte soggettive di ciascuna persona. Esercizio quanto mai sbagliato, che la realtà si incarica periodicamente di smentire. Prendiamo il caso di Douglas Tompkins, un miliardario statunitense, recentemente venuto purtroppo a mancare qui in Cile, nel corso di una gita in barca in uno dei selvaggi territori che amava tanto.

Statunitense e capitalista, Douglas Tompkins ha saputo creare un’impresa di successo proprio a partire dalla sua passione per la natura. La grande ricchezza in tal modo accumulata l’ha impiegata per acquistare territori che ha poi donato ai governi cileno ed argentino a condizione che venissero salvaguardati in quanto parchi naturali. Sono così sorti i grandi progetti del Parque Pumalin e del Parque national Corcovado in Cile e il progetto Iberà nella provincia argentina di Corrientes. Si è anche dedicato alla promozione dell’agricoltura ecologica e ha lottato con tutte le sue forze contro le grandi opere devastanti, come le dighe che incontrano la forte opposizione dei movimenti indigeni ed ecologisti (in tali progetti sarebbe purtroppo coinvolta anche la nostra Enel, che parrebbe tuttavia, secondo alcune voci, intenzionata ad abbandonare la partita).

Figura esemplare, riconosciuta come tale in tutto il mondo e specialmente nei Paesi che hanno beneficiato delle sue donazioni. Come afferma il mio amico deputato comunista cileno Hugo Gutierrez, si trattava di persona onesta e coerente. Sui giornali di oggi si legge di una dichiarazione di gratitudine che arriva nientemeno che dal Berlusconi delle pampas Macri, sperando che sia davvero intenzionato a rispettare il lascito di Tompkins e non abbia in mente la creazione di qualche Disneyland o roba del genere sui territori donati.

Un esempio, quello di Douglas Tompkins, da valorizzare e seguire, e non solo da parte di Paesi come il Cile, ineguagliabile per ricchezze naturali, i cui cieli sono oggi candidati ad entrare a far parte del patrimonio comune dell’umanità e che vanta fra l’altro luoghi come Puerto Williams, dove si trovano le acque dolci più pure del pianeta. Ci ha dimostrato fra l’altro come natura ed economia possano essere conciliabili e come sia possibile uno sviluppo realmente sostenibile, non pura frasetta posta a mo’ di foglia di fico a coprire le peggiori porcherie.

Un esempio che vale per tutto il pianeta, all’indomani dei discussi esiti della COP21. Che vale per gli Stati Uniti, dove si continua a massacrare il sottosuolo con le tecniche devastanti del fracking e ci si prepara all’assalto alle risorse petrolifere dell’Alaska. Che vale per la Cina, dove una crescita economica tumultuosa e sregolata sta oggi producendo risultati funesti come l’inquinamento atmosferico nelle metropoli e la recente frana di Shenzhen.

Che vale soprattutto, per quanto ci riguarda, per il nostro disgraziato Paese, un tempo noto come “il giardino d’Europa” ed oggi vittima di migliaia di crimini ambientali, all’insegna della più totale deregulation urbanistica e della rinuncia deliberata a ogni pianificazione del territorio, scelte irresponsabili da sempre agevolate dalla corruzione e oggi incentivate senza freni dal governo Renzi. E dove si registra un aumento anomalo e importante della mortalità, in buona parte evidentemente dovuto al malgoverno ambientale, dalla Terra dei Fuochi, al disastro in atto della TAV, all’aria velenosa che ogni giorno dobbiamo respirare nelle nostre città. “Come in una guerra”, è stato scritto: la guerra dichiarata contro l’ambiente e il paesaggio da parte di un governo irresponsabile e di un’imprenditoria predatrice e senza scrupoli. Quelli che purtroppo ci meritiamo.

Direi quindi, visto che siamo oramai prossimi alla fine dell’anno, di proporre Douglas Tompkins come uomo dell’anno 2015. Fuori da ogni ideologia ma coerente nel suo impegno di lotta ecologista Douglas Tompkins può ben aspirare a tale nomina, ma soprattutto ci si attende che i governi, di qualunque tipo ed orientamento essi siano, facciano fino in fondo propria la sua lezione di vita. Il che ovviamente non accadrà, se non grazie allo sviluppo di forti movimenti ecologisti come quelli cui Tompkins ha dedicato la parte migliore della sua ottima vita.

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