Non si ferma la violenza in Israele e Cisgordania. Il giorno della vigilia di Natale scontri e attentati hanno provocato quattro morti e tre feriti. Dall’inizio di ottobre nella regione sono morte 156 persone, di cui 133 palestinesi, 22 israeliani e 3 stranieri. Tra i palestinesi oltre la metà delle vittime erano aggressori (o presunti aggressori) di israeliani, mentre gli altri hanno perso la vita durante manifestazioni di protesta. Negli ultimi giorni c’è stata una ripresa delle violenze proprio in corrispondenza delle celebrazioni del Natale in Terra santa.

Il 24 dicembre il primo episodio si è verificato nel centro industriale di Barkan in Cisgiordania: secondo la versione della polizia, un palestinese di 23 anni di nome Mouhamed Zaharn ha accoltellato due guardie, un uomo e una donna. Dopo l’attacco sono intervenute le forze di sicurezza che gli hanno sparato, uccidendolo. Sempre in Cisgiordania, ad Hebron, un palestinese, armato di un cacciavite, ha attaccato due soldati israeliani che hanno aperto il fuoco e l’hanno ucciso. Stessa sorte per un altro palestinese che a bordo di un’auto si era lanciato contro un gruppo di militari in Cisgiordania a nord di Gerusalemme. La quarta vittima ha perso la vita a Qalandya, vicino a Ramallah, dove nel pomeriggio erano scoppiati violenti scontri, sedati con il fuoco da un’unita d’élite dell’esercito. Secondo la ricostruzione dei media israeliani, a iniziare a sparare erano stati gli abitanti della città palestinesi.

A causa della forte ondata di violenza il turismo in tutta la regione è crollato. Pellegrini e semplici visitatori sono diminuiti del 4,6% rispetto all’anno scorso e del 18,5% rispetto al 2013. Nonostante questo, oggi a Betlemme, il Patriarca Latino di Gerusalemme Fwad Toual ha svolto la tradizionale processione della Vigilia arrivando da Gerusalemme attraverso i check point di controllo dell’esercito: in Piazza della Mangiatoia sono cantati brani natalizi sotto l’albero di Natale davanti alla Basilica della Natività.

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