Non si occuperà di banche. Ma sarà un arbitro che garantirà “correttezza” e “terzietà” ai privati. Raffaele Cantone fissa il raggio d’azione dell’Anac, a cui il premier Matteo Renzi ha affidato l’arbitrato sui bond delle quattro banche salvate. E in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente precisa subito che l’Autorità nazionale anticorruzione non sarà nemmeno “né un parafulmine” per il governo “né una foglia di fico”.

Il ruolo di Cantone non sarà quello di fare “valutazioni su vicende delle quali si sta occupando l’autorità giudiziaria” e di non essere un “tuttologo”. Il suo ufficio, spiega, metterà a disposizione la Camera arbitrale, che già esiste nella struttura dell’Anac. “Rispetto alle rivendicazioni dei privati, cioè i risparmiatori, e alla parte pubblica chiamata a pagare i risarcimenti, cioè lo Stato, ci dev’essere un terzo che decide; l’arbitro, appunto, che sarà scelto dalla nostra struttura in base a criteri che in parte bisognerà scrivere nella legge che ci affida tale compito. Ad esempio quando scattano i presupposti, e la regolarità delle procedure”.

“Se per ragioni di opportunità altri hanno ritenuto di non rivolgersi alla Banca centrale o chi vigila sulla Borsa, che alternativa c’era? Creare un altro ente ad hoc? Ho detto che potevamo farlo noi, con piccoli aggiustamenti necessari che potranno essere contenuti nella legge”. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, aggiunge Cantone al Corriere, “ha spiegato che l’incontro col capo dello Stato era fissato da tempo, e non ho ragioni per non credergli. Tra l’altro io ho con lui un ottimo rapporto personale, e tra Anac e Banca centrale c’è una proficua collaborazione istituzionale”.

Cantone ribadisce che “l’arbitrato è uno strumento che si attiva su richiesta degli interessati, e non pregiudica altri interventi. In primo luogo quello della magistratura, che andrà avanti per la sua strada”. Infine sottolinea che “finché ci sono inchieste che fanno venire alla luce la corruzione significa che gli anticorpi funzionano”.

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