Pontoglio 675

Oggi ho scritto al sindaco di Pontoglio, Alessandro Seghezzi. Fatelo anche voi: sindaco@comune.pontoglio.bs.it

Caro sindaco,

Questo è un invito che le faccio da cittadino e da maestro: se non crede alla Costituzione italiana appenda al chiodo la fascia tricolore. Ho letto il cartello che ha messo all’ingresso del suo paese: “Pontoglio. Paese a cultura Occidentale e di profonda tradizione Cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”.

Parafrasando quanto scritto: “Chi non intende rispettare l’articolo 3 della Costituzione è invitato ad andarsene”. Lo leggo ogni anno con i miei ragazzi a scuola sperando che un giorno Marco, Silvia, Fatima o Manoji possano diventare dei sindaci che sappiano accogliere. Rileggiamolo insieme: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Che a lei piaccia o no, anche un musulmano, un indiano o un rumeno, hanno diritto a pregare, a vivere le loro tradizioni e la loro cultura. Anche a Pontoglio, anzi Pontoi. Hanno il dovere di rispettare la nostra cultura ma allo stesso tempo lei, caro Seghezzi, ha lo stesso compito nei loro confronti. Me l’ha insegnato l’articolo 19 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”.

In queste ore mi son detto: che messaggio passa ai giovani di Pontoglio un simile cartello? Forse vale la pena ricordarle che se lei oggi può utilizzare lo “0” tra i numeri non è certo grazie alla cultura occidentale. L’algebra (dall’arabo al-ğabr che significa “unione”, “connessione” o “completamento”, ma anche “aggiustare”) deriva dal libro del matematico persiano Muḥammad ibn Mūsā al-Ḵwārizmī, non certo dal signor Rossi o Brambilla.

Se lei oggi può godere dello splendore del duomo di Monreale lo deve all’unione della cultura arabo-normanna. E persino il salame, simbolo della cultura occidentale, trofeo del popolo di pianura senza pepe, spezia, cannella e chiodi di garofano non sarebbe quel trionfo di profumi che è: peccato per lei che quella miscellanea non è propriamente occidentale.

E a proposito di cristianità mi permetto di ricordarle le parole di Gesù: Mt 25-35: “Ero straniero e mi avete accolto” e don Enrico d’Ambrosio, parroco di Cenate di Sotto che in questi giorni ha accolto a casa sua cinque richiedenti asilo africani.

Nei prossimi giorni le farò anche dono di un calendario: l’almanacco interculturale che riporta le festività delle religioni e delle culture, del Natale e del Ramadan così come la festa di Diwali.

 

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