Cultura

Terremoto L’Aquila, riapre il museo nazionale. Una lunga e sofferta operazione di rinascita

Sarà nuovamente possibile ammirare i materiali archeologici di ogni età, le tele di arte sacra e quelle di età rinascimentale

di Manlio Lilli

L’Aquila ha di nuovo il suo museo nazionale. È a Borgo Rivera, vicino alla Fontana delle 99 cannelle: riapre – dopo essere rimasto inagibile dopo il sisma – nell’ex Mattatoio Comunale, nel complesso di archeologia industriale individuato nel 2010 dal Mibact e dal Comune abruzzese come sede provvisoria del museo nazionale d’Abruzzo per il trasferimento delle collezioni del Forte Spagnolo. Dopo il consolidamento e la ristrutturazione dell’edificio, avviati nella primavera del 2012, la città abruzzese riacquista una delle sue funzioni identitarie. “Dal 6 aprile 2009, giorno del disastroso sisma che ha colpito la città dell’Aquila e parte della sua provincia, il Museo Nazionale d’Abruzzo è chiuso, a causa degli ingenti danni subiti dal Castello Cinquecentesco“. Per circa 6 anni la situazione del museo è stata quella descritta così sul sito del ministero dei Beni culturali.

L’operazione di “rinascita” è stata sofferta e tutt’altro che agevole. Gli interventi strutturali sull’immobile cominciati nel 2012 dovevano terminare entro il 2014. Poi il cantiere si è bloccato. La causa stava nei fondi sotto dimensionati: il primo lotto da 5 milioni non è bastato ed è stato necessario attendere il secondo lotto per il costo di un altro milione. “Abbiamo avuto non poche difficoltà anche per gli allacci delle utenze, in particolare di carattere burocratico e che poi hanno reso necessarie opere aggiuntive che non erano state preventivate, e questo ha reso tutto più difficile”, spiegava ad Abruzzoweb la soprintendente Lucia Arbace nel settembre 2015. Questioni che hanno costretto a rinviare più volte l’attesa riapertura, inizialmente prevista per il 2 maggio (in coincidenza con la riapertura della basilica di San Bernardino), poi spostata a settembre e ora annunciata per il 19 dicembre, alla presenza del ministro Dario Franceschini

Sarà nuovamente possibile ammirare i materiali archeologici di ogni età, le tele di arte sacra e quelle di età rinascimentale. Certo, non tutto, ma “un’ampia selezione di opere e collezioni presenti prima del sisma nelle sale del Castello Cinquecentesco”. Tradotto in cifre, oltre 100. Numerose “strappate” dalle macerie e quindi interessate da lunghi restauri come la pala con la Madonna e santi di Giovanni Paolo Cardone, proveniente da una chiesa distrutta oppure il duecentesco Cristo deposto proveniente dal Duomo di Penne. Confermata la novità delle basi antisismiche su cui sono posizionate le opere, grazie al progetto Mibact-Invitalia: “Dopo il terremoto abbiamo realizzato un video, Arte salvata, dal quale si evince chiaramente che i principali danni si sono verificati alle sculture cadute a terra. O sono andate in frantumi o si sono danneggiate, in alcuni casi in maniera irreparabile” aggiungeva Arbace. Proprio per questo motivo nel nuovo allestimento, che ha un respiro territoriale, si è puntato su delle basi antisismiche sulle quali posizionare le opere. 

Quel che invece rimane ancora in sospeso è proprio la vecchia sede. Ancora chiusa. Senza peraltro alcuna previsione. Il restauro dell’asse principale è stato avviato nel maggio 2012, con fondi ordinari del ministero per circa 5 milioni di euro. Il Forte ha ancora bisogno di interventi, per capirlo è sufficiente osservarne la struttura perimetrale dall’esterno. La stessa sorte dell’intera città, nella quale quasi tutto da l’impressione di essere fermo. Qualche cantiere in attività. Per il resto linee di edifici abbandonati dopo i crolli provocati dal sisma. Strade invase da ponteggi che avrebbero dovuti essere provvisori. Chiese e monumenti chiusi. Ed ora il nuovo museo al quale è affidato il compito anche di rivitalizzare quel che da lungo tempo non lo è più. Ne sarà capace?

Arte salvata

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