Lo slogan dello sciopero nazionale dei medici, tenutosi il 16 dicembre, era “Salvare il servizio sanitario nazionale”. “Servizio” e non “sistema”. E’ più corretto definirlo servizio perché altro non è che l’organizzazione di persone, istituzioni e risorse finalizzata a fornire assistenza sanitaria, a tutela della salute della popolazione. L’art. 32, primo comma, della Costituzione italiana recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Proprio questo è stato il motivo dello sciopero: risvegliare le coscienze istituzionali; sottolineare con maggiore forza la grande insoddisfazione del personale medico in merito alle lacune del servizio sanitario pubblico; informare i cittadini di quale sia la reale situazione in cui versa la sanità pubblica e spiegar loro che, in mancanza di un progetto nazionale di sostenibilità dell’Ssn, si avrà una drastica diminuzione delle prestazioni per i cittadini stessi, che presto potrebbero doversi trovare a constatare che il Servizio sanitario pubblico non c’è più, ed è stato pienamente sostituito dai privati.

Sciopero dei medici e dei veterinari

Erano più di 220mila tra ospedalieri, medici ambulatoriali e medici di base. Questi hanno avuto l’appoggio della FnomCeO (Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri).
Erano presenti sigle sindacali diverse, tutte accomunate dagli stessi problemi “NO ai TAGLI alle PRESTAZIONI ai CITTADINI, NO alla PRIVATIZZAZIONE del SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE”. Serve un progetto nazionale serio per la sanità. Basta coi tagli alle prestazioni (riferimento al decreto da poco approvato sull’inappropriatezza) definite inutili e superflue dalla Ministra Beatrice Lorenzin, spesso un esame diagnostico in più salva la vita del paziente.

La verità è che la sofferenza è acuta nelle Regioni in deficit. Lo ha affermato anche Massimo Cozza, segretario della Fp-Cgil medici, in risposta alla ministra Beatrice Lorenzin, la quale pensa che i fondi generati da altri provvedimenti nella legge di Stabilità serviranno per assumere fino a 6 mila tra medici e infermieri. Cozza risponde che mancano le risorse economiche certe per far si che quello presentato sia un buon punto di partenza perché “basato su risparmi regionali tutti da verificare”, che riguardano Regioni “già in difficoltà economica”. Qui ogni cittadino può constatare inefficienze e la chiusura di posti letto.

Questa è la diretta conseguenza dell’avere inteso negli anni un servizio nazionale come un sistema aziendale: nelle Regioni minori e negli assessorati regionali alla salute si è stati impegnati a
spartire i primariati e ad assegnare i ruoli (di nomina politica) per le direzioni sanitarie degli ospedali piuttosto che incentivare la qualità dei servizi agli utenti.

Alla base di questa insoddisfazione del mondo medico, vi è l’indifferenza delle istituzioni sul reale declino dei servizi erogati dal sistema sanitario nazionale. «Indifferenza confermata», denunciano i medici, dalla notizia della scorsa settimana che annuncia la sospensione dell’emendamento per le assunzioni del personale sanitario e le norme per la responsabilità
medica, tanto attese dalla categoria. Un dietrofront che le associazioni dei camici bianchi considerano grave, annunciando centinaia di ricorsi per l’inevitabile mancato rispetto dell’orario di lavoro stabilito dalle norme Ue, che le nuove assunzioni avrebbero dovuto scongiurare.

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