Tunisi arresti 675

La Goletta, 10 chilometri da Tunisi. Sono le prime ore del 27 novembre.

Sfondano le porte delle case, irrompono fino in 10 armati e col volto coperto, entrano nelle stanze da letto e puntano i fucili contro le persone ancora assonnate. Non lasciano alle donne il tempo di coprirsi. Una di loro si sente male, tempo prima aveva avuto un infarto, e lo stesso succede ad altri anziani sofferenti di cuore, diabete e alta pressione.

“Eravamo terrorizzati. Ci hanno puntato i fucili addosso e ci hanno urlato di inginocchiarci con le mani in alto. Pensavamo fossero i terroristi…”

Questa testimone si sbagliava. Erano le brigate antiterrorismo. Si sono presentate così, nel cuor della notte, sfondando le porte delle abitazioni, senza identificarsi né tanto meno presentare un mandato di perquisizione. Hanno portato via tra le 50 e le 70 persone, compresi gli anziani che non stavano bene. Alcuni sono stati picchiati durante il tragitto verso la stazione di polizia. Sono stati rilasciati il giorno successivo.

Da quando la Tunisia ha dichiarato lo stato d’emergenza, a seguito dell’attentato suicida del 24 novembre in cui sono state uccise 21 guardie presidenziali e ne sono rimaste ferite altre 20, secondo fonti del ministero dell’Interno sono stati effettuati 1880 raid come quello della Goletta e sono stati arrestati almeno 155 presunti terroristi. Altre 138 persone sono state poste agli arresti domiciliari.

Lo stato d’emergenza conferisce al ministero dell’Interno e alle autorità locali il diritto di sospendere scioperi e manifestazioni, vietare raduni considerati una minaccia all’ordine pubblico, porre agli arresti domiciliari persone sospettate di svolgere attività pericolose per la sicurezza e l’ordine pubblico, perquisire abitazioni private anche di notte e censurare i mezzi d’informazione.

In base alla nuova legge antiterrorismo adottata a luglio, le persone sospettate di terrorismo possono essere trattenute fino a 15 giorni in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno e senza avvocato. Il rischio che vengano torturate è elevatissimo.

“Siamo contro il terrorismo e sosteniamo la lotta del governo contro i terroristi, ma non in questo modo. Con la rivoluzione abbiamo conquistato la libertà. Ora viene distrutta in nome della lotta al terrorismo. La Costituzione è stata messa da parte” – ha dichiarato un’altra testimone della Goletta.

Ai tunisini viene chiesto da che parte stare: da quella della sicurezza o da quella della libertà?

Loro hanno lottato per averle entrambe e le vogliono entrambe. Come accade in Francia, in molti non si rassegnano a dover scegliere e non si arrendono al discorso politico dominante secondo il quale, come dopo il 2001, i diritti umani costituiscono un ostacolo alla sicurezza.

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