In questa storia di tangenti per vincere il concorso ed entrare nella Guardia di Finanza, una storia di millantato credito e forse di corruzione all’interno del corpo, la frase che colpisce di più è pronunciata da un indagato. La dice il maresciallo capo della Finanza Antonio Izzo ai genitori di un aspirante finanziere, mentre davanti a un caffè illustra la proposta indecente: 1500 euro in cambio del superamento dei test attitudinali per il figlio. “Signora, questa è una cosa normale. Voi pensate che non ci siano persone corrotte? Qui tutto il sistema è corrotto”.

Per fortuna non è vero, il sistema ha i suoi anticorpi e le persone oneste sono ancora la maggioranza. Infatti la signora e il marito rifiutano, lo allontanano da casa con sdegno, e vanno a denunciarlo. E sono gli stessi finanzieri del Nucleo Tributario di Napoli, guidati dal colonnello Giovanni Salerno, a raccogliere la denuncia, a invitarli a dire tutto in Procura, a indagare al proprio interno per isolare le ‘merce marce’, fino a inchiodare i tre marescialli arrestati all’alba del 14 dicembre con l’accusa di aver promesso a un paio di famiglie la vittoria nel concorso per allievi sottufficiali Gdf del 2015 in cambio di denaro. Particolare non da poco: in entrambi i casi i finanzieri hanno avvicinato famiglie di colleghi. In un caso, si sono visti opporre un ‘no’. In un altro, sono riusciti a spillare ben 50mila euro al padre di una candidata. Quando però la ragazza viene bocciata all’esame orale del 1 ottobre, gli restituiscono i soldi. Secondo la clausola del ‘soddisfatti o rimborsati’. Come una televendita.

Finiscono così ai domiciliari tre sottufficiali: i marescialli capo nel contingente di mare della Gdf Stazione Navale di Napoli Antonio Izzo e Nicola Ponticiello, e il maresciallo capo nel contingente ordinario della Gdf, in servizio presso il centro di reclutamento di Roma, Massimo De Luca. Inchiesta coordinata dal pool Mani Pulite di Napoli – procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, pm Valter Brunetti e Giancarlo Novelli – e condotta dal Nucleo Tributario Gdf di Napoli, che si fonda su intercettazioni telefoniche e ambientali richiamate e riassunte nell’ordinanza del Gip Nicola Quatrano.

Il giudice riqualifica l’ipotesi inquirente di millantato credito in corruzione perché trova la tesi dei ‘tre truffatori in divisa’ a caccia di povere vittime, riduttiva e non corrispondente al materiale probatorio raccolto. A cominciare dal dato della cifra spolpata al signor Lazzaro T., papà di Maria, una ragazza laureata e in corsa per entrare nella scuola sottufficiali Gdf. Secondo il Gip chi accetta di pagare “la non trascurabile somma di 50mila euro per ottenere la vittoria nel concorso” – peraltro pagata in più tranche attraverso un metodico svuotamento del conto corrente, la cessione di titoli e la restituzione di prestiti familiari – lo fa perché sa che Izzo “aveva già piazzato la sua, di figlia”. Questo comporterebbe almeno l’ipotesi, nei confronti del signor T., di istigazione alla corruzione.

Le indagini avrebbero accertato l’inesistenza di rapporti tra gli indagati e la commissione esaminatrice del concorso, eppure c’è una conversazione che contraddice la tesi del millantato credito. E’ quella captata alle 17.45 del 2 ottobre, il giorno successivo alla bocciatura di Maria T., sui cellulari di Ponticiello e De Luca. I due stanno raccogliendo notizie per informare Lazzaro T. delle ragioni di quanto accaduto, anche per tenerselo buono e provare a ‘vendere’ il concorso dell’anno successivo, e parlano come se i rapporti con qualche componente della commissione esistessero davvero. Il Gip quindi si chiede se senso abbia “continuare la sceneggiata anche parlando tra di loro, quando la vittima di turno non poteva sentirli”?

DE LUCA: Però non ho notizie, ti dico la verità. Quindi, perciò non ancora ti devo fare sapere niente. Sono in attesa. Ho domandato questa mattina…Mi ha detto: ” In giornata tifaccio sapere ” (riportando quanto detto da terza persona)

PONTICIELLO: Ma, quindi, prima di stasera mi fai sapere, comunque…

DE LUCA: Appena mi arrivano, io te li giro. Così come mi arrivano, io te li giro.

PONTICIELLO: Ah perché sono le sei (le diciotto) hai capito?

DE LUCA: Eh no….ma la hai capito che fìniscono anche alle nove di sera di chiudere i verbali. Eccetera, eccetera?

PONTICIELLO: Ah no! E questo non lo so, insomma.

DE LUCA: No la giornata è lunga la quando fanno ogni giorno.

PONTICIELLO: Di interrogare. insomma. finiscono a mezzogiorno, pure prima.

DE LUCA: Eh! Ma poi dopo si fermano là per fare tutto quello che cazzo devono fare. Comunque, per le nove chiudono tutto l’ambaradan là

PONTICIELLO: Vabbè… Ehhhh

DE LUCA: Io appena ho notizie… io te l ‘ho detto appena quello me lo fa sapere, io ti giro il messaggio…

E’ evidente, sintetizza il Gip, “che qualcuno darà notizie a De Luca sulla ragione dell’imprevisto esisto infausto della prova di Maria T.” e quindi qualche contatto c’è. Esistono poi altre intercettazioni che fanno emergere le preoccupazioni dei finanzieri infedeli per trovare soluzioni organizzative che in futuro evitino il ripetersi di “eventi spiacevoli dello stesso tipo” e “il sincero stupore alla notizia del cattivo esito della prova, stupore che manifestano anche tra di loro”, quando non avrebbero alcuna ragione di continuare la finzione. Se davvero era finzione.

C’è infatti una circostanza che secondo il giudice non è stata pesata dagli inquirenti con la giusta attenzione: l’appartenenza di De Luca al Centro Reclutamento di Roma, che ha un ruolo nelle procedure di selezione degli aspiranti allievi. “Una collocazione che viene svalutata dal pm, che si premura di sottolineare come tale centro si occupi della logistica e nessuna influenza sia in grado di esercitare sull’esito dei concorsi. In realtà l’unico elemento che potrebbe giustificare l’ipotesi della millanteria è costituito dal fatto che Maria T. non ha superato la prova. E tuttavia era giunta sino agli orali, superando scritti e test”.

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