Il Partito Popolare (Pp) del premier Mariano Rajoy è la formazione favorita alle elezioni politiche spagnole di domenica 20 dicembre, pur perdendo – secondo i sondaggi – quasi quattro milioni di voti rispetto alle elezioni 2011 stravinte con il 44,6% dei suffragi. Le ultime rilevazioni pubblicate oggi su El Pais e El Mundo – da martedì saranno vietate in vista del voto – certificano la fine del bipartitismo conservatori-socialisti che ha governato la Spagna dalla fine del regime franchista. Si respira un clima di grande incertezza su chi vincerà le imminenti elezioni: il 40% degli spagnoli risulta ancora indeciso sul voto. Lo scenario che si prospetta è quello di un parlamento iberico che vedrà protagonisti almeno altri due soggetti politici: Ciudadanos, partito moderato guidato dal giovane leader Albert Rivera, e Podemos, voce democratica della rivolta degli indignados di Pablo Iglesias.

Durante i quattro anni di governo i Popolari hanno adottato politiche di austerità per contrastare la crisi del debito sovrano seguita alla recessione del 2008, profilandosi come il governo più vicino ad Angela Merkel nella sponda mediterranea maggiormente colpita dall’eurocrisi. E nelle intenzioni di voto il PP si attesta tra il 25,3% del sondaggio Metroscopia per El Pais (109 seggi su 350) e il 27,2% di Sigma Dos per El Mundo. Anche l’altro grande partito, il Psoe di Pedro Sanchez, è in picchiata e lotta per il secondo posto con i due “emergenti”. Metroscopia gli dà il 21% (90 seggi), Sigma Dos il 20,3% e 76-81 deputati (il 28,8% e 110 deputati nel 2011). Al terzo posto nelle intenzioni di voto c’è Podemos, in ascesa grazie all’ingresso nella campagna elettorale di Ada Colau sindaco di Barcellona, grande trionfatrice alle comunali dello giugno – e Ciudadanos (rispettivamente il 19,1% e 60 seggi e il 18,2% e 60 deputati secondo Metroscopia, il 18,4% e 56-60 seggi e il 19,6% e 62-65 seggi per Sigma Dos).

La massa di indecisi fa sì, scrive El Mundo, che l’unica certezza  è che nessun partito otterrà una maggioranza assoluta e che il prossimo governo dovrà essere quindi di coalizione: molto probabilmente un’alleanza tra il Pp e il partito di centro di Ciudadanos, oppure tra Psoe e Podemos, o – come terza opzione – un accordo a tre con l’aggiunta della formazione politica di Rivera. Il rischio ingovernabilità è molto elevato. L’ambizione dei leader dei due partiti emergenti è sterminata, soprattutto per quello di Podemos che mira nel tempo a sostituirsi al Psoe come ha fatto in Grecia Syriza con il Pasok. I giornali spagnoli escludono la possibilità di un patto tra socialisti e popolari in stile grosse koalition alla tedesca.  Di sicuro gli ultimi giorni di campagna saranno una “caccia” agli indecisi. “La battaglia diventa un corpo a corpo, la consegna è solo ‘Si salvi chi può!'”, avverte La Vanguardia.

Intanto il faccia a faccia in televisione di questa sera fra Rajoy – che ha rifiutato di confrontarsi con Iglesias e Rivera – e Sanchez segna un momento rilevante dello scontro politico, chiudendo un’epoca rilevano i quotidiani di Madrid. E’ con ogni probabilità l’ultimo confronto televisivo a due della Spagna del dopo-Franco.

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