Alcune settimane fa la F1Commission ha votato, come è noto, contro l’introduzione del motore “low-cost” o “alternativo” proposto dal duo Ecclestone-Todt. Voto che ovviamente non è stato preso bene dai due vertici di Fia e Fom e che ha portato più volte, da parte di Ecclestone, ad esternazioni molto dure nei confronti di alcuni motoristi.

In questo momento in F1 la fornitura delle “Power Unit” viene assicurata ai team da parte di Mercedes, Ferrari, Renault e Honda, con i primi due in una posizione di predominio tecnico rispetto ai francesi e giapponesi alle prese nel 2015 con grossi problemi di affidabilità e prestazione. Proprio i primi due, Ferrari e Mercedes sono stati criticati duramente da Todt e Ecclestone per aver esercitato le loro pressioni su team e sponsor in modo tali da indurli nel voto in commissione a bocciare la proposta del motore alternativo.

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Proprio Ecclestone si è lasciato andare ad un duro attacco ai danni di questi motoristi accusandoli di non pensare agli interessi comuni della F1 ma solo a quelli delle rispettive case automobilistiche. Ma d’altronde come si poteva immaginare che Ferrari e Mercedes potessero essere favorevoli all’introduzione del nuovo motore, quando proprio loro hanno investito ingenti somme ad un progetto di Formula ibrida che, secondo il regolamento vigente, avrebbe vita fino al 2020 compreso?

Eppure quante volte, ancor prima dell’entrata in vigore del nuovo regolamento, sono state espresse critiche e perplessità riguardo questi nuovi motori turbo-ibridi. Ricordo quando con dei colleghi ci si meravigliava del fatto che una Federazione, quella dell’automobile, tra le più ricche al mondo, non spenda dei soldi per delle indagini di gradimento del proprio pubblico. Prima ci si fa guidare dagli interessi dei grandi marchi e della “spinta” ecologico-ambientalista, ma poi quando queste scelte non portano i denari auspicati, allora si torna sui propri passi invocando il problema dell’allontanamento del pubblico da uno sport una volta seguitissimo e per certi aspetti anche popolare.

Forse oggi chi guida e determina il futuro di questo sport dovrebbe fare autocritica e magari farsi anche da parte. Purtroppo invece, rimangono al loro posto e invocando successi passati, si ostinano a mantenere la loro posizione scaricando la responsabilità delle scelte sbagliate ad altri che, in parte, hanno proprio subito queste scelte. La guerra tra le parti è iniziata e speriamo che pure questa volta a rimetterci non sia ancora una volta il pubblico…

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