Roberto Saviano molla Repubblica e sceglie Il Post per denunciare il conflitto di interessi del ministro Maria Elena Boschi nella gestione della crisi della Popolare dell’Etruria. Sfociata nel decreto “salva banche” in seguito al quale migliaia di risparmiatori hanno perso i loro soldi e che è ora al centro di un duro scontro tra il governo Renzi e Bruxelles. “Perché la banca sia fallita – dopo essere stata oggetto nei mesi scorsi di sospette speculazioni – è compito degli organi competenti accertarlo”, scrive sul quotidiano online l’autore di Gomorra e collaboratore del giornale di largo Fochetti. “Ma il conflitto di interessi del Ministro Boschi (suo padre era vicepresidente dell’istituto e lei stessa azionista, ndr) è un problema politico enorme, dal quale un esponente di primissimo piano del governo del cambiamento non può sfuggire. In epoca passata abbiamo assistito a crociate sui media per molto meno, contro esponenti di terza fila del sottobosco politico di centrodestra: oggi invece pare che di certe cose non si debba o addirittura non si possa parlare (ma Il Fatto Quotidiano si è più volte occupato, ndr)”. E “se il Ministro resterà al suo posto, senza chiarire, la colpa sarà principalmente nostra e di chi, temendo di dare munizioni a Grillo o a Salvini, sta tacendo o avallando scelte politiche inaccettabili“. Solo nel tardo pomeriggio il sito di Repubblica ha pubblicato un intervento audio in cui Saviano fa le stesse riflessioni e chiede le dimissioni della Boschi perché “ci sono troppi nodi irrisolti, troppe opacità”.

Più avanti nel pezzo pubblicato su Il Post Saviano ricorda che, quando a Palazzo Chigi c’era l’ex Cavaliere, “sulle pagine del quotidiano Repubblica un maestro indimenticabile del giornalismo di inchiesta, Peppe D’Avanzo, inchiodò il berlusconismo a dieci domande che non hanno mai ricevuto risposta, poiché è bene ricordare che il compito del giornalista è chiedere, il dovere del potere è rispondere. Quel potere era legittimo e democratico e quei governi frutto di libere elezioni: i media facevano il proprio dovere, tutelando quelle regole democratiche alle quali il signore di Arcore e il suo codazzo si richiamavano costantemente per fare quello che gli pareva e conveniva. Cosa è successo da allora? Cosa è cambiato nel nostro modo di leggere ciò che accade? Cosa è cambiato nella nostra capacità di indignarci? Cosa ne è di quel fronte unito contro un metodo di governo?”.

“Proviamo a immaginare per un attimo che la tragedia che ha colpito Luigino D’Angelo, il pensionato che si è suicidato dopo aver perso tutti i risparmi depositati alla Banca Etruria, fosse accaduta sotto il governo Berlusconi”, continua lo scrittore, protagonista la scorsa estate di una polemica con il premier per i mancati interventi a favore del Mezzogiorno. “Tutto questo avrebbe avuto un effetto deflagrante. Quelli che ora gridano allo scandalo, gli organi di stampa vicini a Berlusconi forse avrebbero taciuto, ma per tutti gli altri non ci sarebbe stato dubbio: si sarebbero invocate le dimissioni. Dunque, cosa è successo? Come siamo passati dai politici tutti marci ai politici tutti intoccabili? Cosa ci sta accadendo?”

Forse, ipotizza Saviano, dipende dal fatto che “quando al potere ci sono le sinistre, si è più indulgenti. L’opinione pubblica è più indulgente. I media sono più indulgenti. È come se, a prescindere, si fidassero. Anche se ho seri dubbi che al governo ci sia la sinistra, o anche solo il centro-sinistra, e nemmeno, a dire il vero, una politica moderna”. O forse le ragioni della attuale timidezza risiedono nell’iperattivismo del Renzi I che lascia spiazzati, poiché il timore è di sembrare conservatori (con un uso improprio degli hashtag) o peggio nostalgici. Come si comunica contro gli hashtag del premier senza passare per gufi o nemici del travolgente cambiamento? Ormai si è giunti ad un passo dall’accusa di disfattismo“.

Ma, è la conclusione dell’intervento, “la critica non è insoddisfazione malinconica, non è mal di vivere, non è spleen: e considerarla tale è quanto di peggio possa fare un capo di governo. Che il ministro Boschi risponda e subito della contraddizione che ha visto il governo salvare la banca di suo padre con un’operazione veloce e ambigua. Lo chiederò fino a quando non avrò risposta”.

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