Le telecamere di sorveglianza della zona lo hanno inquadrato allontanarsi da casa nel tardo pomeriggio di ieri, 9 dicembre. Da allora non si hanno più notizie di Michele Griffo, il sindaco di Trentola Ducenta (Caserta), scappato dall’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per concorso esterno in associazione camorristica. E’ accusato di aver favorito gli interessi del boss Michele Zagaria e del clan dei Casalesi nella realizzazione del Jambo, un maxi centro commerciale del valore di 60 milioni di euro. Griffo tecnicamente è latitante, e la Procura di Napoli teme che ci sia dietro una ‘fuga di notizie’. Qualcuno o qualcosa lo avrebbe avvertito del tintinnio di manette, ma al momento sono solo ipotesi. Però il sindaco non è l’unico che manca all’appello. Sono in tutto quattro le persone che sono riuscite a sottrarsi al carcere, tra i 28 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare spiccata dal Gip di Napoli al termine di un’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile e dai Ros di Caserta e coordinata dalla Dda di Napoli. La Procura guidata da Giovanni Colangelo ha disdetto la conferenza stampa fissata per le 12 e ha diramato un comunicato privo dei nomi delle persone tratte in arresto, al termine di una mattinata tesa e segnata dall’accaduto. I pm hanno visionato alcuni ‘selfie’ postati su Facebook tra la notte e l’alba dai giornalisti di alcune testate, posizionati nei paraggi della villetta dei Griffo. Foto accompagnate da post che ne segnalavano la presenza lì “per lavoro”. Ma a quell’ora, secondo fonti inquirenti, il sindaco doveva essere già lontano dalla propria abitazione.

Chi lo ha conosciuto da vicino descrive Griffo, il sindaco in fuga, come decisionista, accentratore, sbrigativo e dal linguaggio sfrontato. Finora però non era stato coinvolto in inchieste di grido. Vicenda emblema della sua amministrazione, il contenzioso ancora in atto con la casa famiglia “La compagnia dei felicioni” della comunità di Capodarco Teverola, che gestisce a Trentola Ducenta in comodato d’uso gratuito una villa confiscata a Dario De Simone, uno dei primi pentiti del clan dei Casalesi. Nel 2011 la lettera con il preavviso di sfratto della casa famiglia dall’immobile sottratto alla camorra fu il primo atto di Griffo subito dopo l’elezione a sindaco. Griffo ebbe parole durissime: “La Capodarco non è nessuna associazione antimafia o anticamorra, è un’associazione a delinquere che prende i soldi per ogni bambino che sta là dentro. Per quanto mi riguarda non avrà mai più questo tipo di cose, può venire anche il padreterno, né mi intimoriscono né penso di stare nel torto”. La casa famiglia è ancora lì, a curare bambini disabili, tra ricorsi e controricorsi del Comune.

Griffo ha militato a lungo in Forza Italia, è stato capogruppo in consiglio provinciale di Caserta, era in buone relazioni con Pasquale Giuliano, il magistrato per dieci anni coordinatore provinciale dei berlusconiani, e con Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia imputato e in carcere con pesanti accuse di collusioni camorristiche, una collegata alla mancata costruzione di un altro centro commerciale, “Il Principe”, che sarebbe dovuto sorgere a Casal di Principe, città confinante con Trentola Ducenta. E proprio il ruolo dei megastore nel riciclaggio dei proventi del clan dei Casalesi è al centro di numerose indagini della Dda coordinata da Giuseppe Borrelli. Nelle zone del casertano, dove i redditi pro capite sono tra i più bassi d’Italia, sono sorti alcuni degli ipermercati più grandi e lussuosi. Circostanza quanto meno strana.

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