Mentre il ministro Pier Carlo Padoan traveste da “misure umanitarie” gli eventuali parziali rimborsi agli obbligazionisti, ora il presidente di Nuova Banca Marche, Nuova Carife, Nuova Banca Etruria e Nuova CariChieti scrive a mezzo stampa ai clienti per garantire che gli istituti sono “al loro fianco”, “con la consueta cordialità e professionalità“. Mossa che arriva non a caso dopo che un primo gruppo di risparmiatori ha annunciato l’intenzione non solo di avviare azioni legali con l’ipotesi di frode, ma anche di chiudere i conti correnti e trasferire i soldi altrove. E ad essere colpite, secondo l’opinione di alcuni legali, potrebbero essere anche le good bank, cioè i veicoli a cui sono state trasferite le attività sane.

Roberto Nicastro, che presiede tutte e quattro le banche ponte create dal decreto del 22 novembre, in una lettera aperta pubblicata sui quotidiani locali sottolinea che “la soluzione adottata dalla Banca d’Italia e dal governo ci assicura risanamento e continuità operativa” e “sono stati tutelati i conti correnti, i depositi e le obbligazioni ordinarie delle famiglie e delle imprese e, conseguentemente, anche tantissimi soggetti finanziati, mentre purtroppo, il sacrificio più grande è toccato ai possessori degli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le obbligazioni subordinate. Il nostro impegno su tutti i tavoli, territoriali e nazionali, è quello di contribuire a trovare soluzioni compatibili con la rigorosissima normativa europea”.

“Pronti a finanziare i vostri progetti” – Con Bruxelles è in corso infatti un tira e molla per evitare che il “sollievo” promesso da Matteo Renzi ai risparmiatori più deboli – i quali in cambio dovrebbero rinunciare a fare causa – sia considerato aiuto di Stato. Di qui le puntualizzazioni di Padoan, atteso nei prossimi giorni in commissione Bilancio alla Camera per sciogliere le riserve su come il governo intende intervenire. La Commissione Ue per ora si limita a far sapere di essere “a conoscenza delle misure in discussione in Italia” e “in contatto con le autorità”. Ma nel frattempo, sostiene, ”prima di tutto noi ci siamo, e siamo pronti a rinnovare il nostro sostegno con la consueta cordialità e professionalità. Siamo pronti a stare al vostro fianco quando avrete la necessità di finanziare i vostri progetti e condividere le vostre scelte finanziarie”. Nicastro parla di “rinforzato spirito di fiducia” e ricorda: “Anche in un anno non semplice come questo, il numero dei clienti è rimasto stabile, a riprova di una relazione forte, intensa e duratura nel tempo”. Ora però la situazione sta cambiando.

E per Bankitalia è tutta colpa di Bruxelles – Un cambio di registro che spaventa a maggior ragione la Banca d’Italia, che avrebbe dovuto vigilare sulle quattro banche di fatto fallite. Di qui l’arrocco del capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria di via Nazionale, Carmelo Barbagallo. Il quale mercoledì, in audizione in commissione Finanze alla Camera, ha attaccato Bruxelles dicendo che “la preclusione manifestata da uffici della Commissione europea, da noi non condivisa”, ha reso impossibile l’intervento in favore degli istituti in crisi del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Che “avrebbe consentito, congiuntamente alle risorse apportate da altre banche, di porre i presupposti per il superamento delle crisi senza alcun sacrificio per i creditori delle quattro banche”. Ma i funzionari Ue, invece, “hanno ritenuto di assimilare ad aiuti di Stato gli interventi del Fondo”, in quanto gli istituti devono contribuirvi per legge. Palazzo Koch non se ne fa una ragione: “La Banca d’Italia, insieme al governo, è impegnata a far valere queste ragioni”, ha affermato Barbagallo. “È necessario disporre di strumenti per gestire le crisi bancarie in maniera ordinata, anche al di fuori di procedure di risoluzione, come è nella nostra storia. Se la posizione della Commissione Europea sul ruolo del Fitd dovesse essere confermata, sarà necessario ricercare altre strade”. Poi l’affondo contro il bail-in, cioè le nuove regole europee sui salvataggi bancari, in base alle quali a pagare il conto saranno chiamati oltre ad azionisti e obbligazionisti anche i titolari di conti correnti oltre i 100mila euro: questo secondo Barbagallo “può acuire – anziché mitigare – i rischi di instabilità sistemica provocati dalla crisi di singole banche. Esso può minare la fiducia, che costituisce l’essenza dell’attività bancaria; comportare un mero trasferimento dei costi della crisi dalla più vasta platea dei contribuenti a una categoria di soggetti non meno meritevoli di tutela – piccoli risparmiatori, pensionati – che in via diretta o indiretta hanno investito in passività delle banche”. 

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