A pochi giorni dalla polemica sulla festa di Natale nella scuola di Rozzano, da un comune del foggiano, Candela, arriva un segno di integrazione e rispetto. Rifugiati politici musulmani e induisti insieme per costruire presepi da proporre nel mercatino natalizio del piccolo comune dei Monti Dauni. Un progetto fortemente voluto dalla comunità di Candela e in primis dal sindaco Nicola Gatta, che ha proposto di dedicare questo spazio espositivo in memoria delle vittime delle stragi di Parigi. I beneficiari del Progetto Sprar (Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) Free Entry del Comune, realizzato dalla cooperativa Iris di Manfredonia, hanno deciso di dimostrare la loro apertura culturale impegnandosi alla realizzazione dei simboli del Natale con oggetti della quotidianità, come pasta e carta riciclata.

E così Muhammad, Saïd, Aasim, Fareed e tanti altri rifugiati islamici dei 30 richiedenti – provenienti da paesi africani, Pakistan, India, Iraq e Afghanistan -, si sono cimentati, in prima persona, nella realizzazione dei piccoli presepi con San Giuseppe, Gesù e Maria. “Noi rispettiamo la fede e la cultura di chi ci ospita – spiega Farîd ad-Dîn ‘Attâr, uno dei giovani rifugiati afgani coinvolti nel laboratorio natalizio -. Non abbiamo nessuna difficoltà a confrontarci con gli amici cristiani, questa unità è sancita dal Corano e non è giusto strumentalizzare il crocifisso nei locali pubblici o le feste natalizie nelle scuole, facendo ricadere le colpe su noi musulmani“. Per Farîd aver contribuito alla costruzione dei presepi, “è la giusta risposta a chi pensa che dietro a queste sterili polemiche ci sia il nostro credo. Abbiamo dedicato il nostro lavoro alle vittime di Parigi, perché condanniamo chi porta la morte nel nome di Allah. Non è questo che ci chiede il Corano e non è questo che si insegna nelle moschee”. E conclude: “Rispettiamo quello che stiamo facendo con profonda convinzione, perché onoriamo chi ci accoglie. Costruire artigianalmente i santi della cristianità, significa avere grande attenzione per chi ci ospita e per la cultura di Candela”.

Più conciso ma ugualmente incisivo il messaggio di Muhammad Iqbal, profugo del Pakistan. “C’è un solo Dio, senza differenze, siamo tutti amici, fratelli”. Dello stesso avviso Maria Antonietta Tucci, psicologa del progetto che racconta come i giovani dello Sprar abbiano richiesto con entusiasmo il coinvolgimento nelle attività della comunità. “Vedere ragazzi di fede musulmana, induista e cristiana radunati intorno ad uno stesso tavolo, per creare insieme un presepe artigianale, è una grande soddisfazione. Si respira un rispetto reciproco ed un forte senso di condivisione e solidarietà. Un sentimento già più volte vissuto anche nei momenti di difficoltà del paese”. Ad esempio quando nevicò in paese. Allora, “in maniera volontaria, i ragazzi del progetto hanno aiutato gli anziani di Candela a liberare gli ingressi delle abitazioni dalla neve”.

“A differenza dai fatti di cronaca che siamo abituati ad ascoltare dai tg, in questo Comune l’integrazione c’è sempre stata – aggiunge Ivana Di Gianvittorio, responsabile del progetto. -Sicuramente tutto questo è reso possibile grazie all’attenzione dei rifugiati nel rispettare la nostra cultura. Volendo fare un esempio, quando siamo partiti con il progetto, abbiamo ospitato i rifugiati in abitazioni in affitto già ammobiliate. In diverse stanze c’erano immagini sacre cristiane. Abbiamo chiesto loro se questa cosa creava turbamento, lasciandogli la libertà di riporre i quadri nell’armadio”.

Il risultato? Che “a distanza di due anni le immagini dei nostri santi e del Cristo sono ancora lì”. In più, “l’equipe che si prende cura del progetto è composta da sole donne e questo non ha mai suscitato nessun problema. Ora la realizzazione dei presepi diventa un altro importante passo, che si aggiunge anche a giornate organizzate in parrocchia, dove i ragazzi hanno spiegato il senso del Corano e le loro testimonianze, sull’altare della nostra Chiesa Madre“.

Di Andrea Gisoldi

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