Il Circolo di Belle Arti di Madrid risuona di giovani che alzano le mani al grido di “Si, se puede” e “Remonta”. Sul palco c’è Pablo Iglesias: jeans neri, camicia celeste, consuete maniche arrotolate e una cravatta rossa. Il leader di Podemos sembra nervoso, se ha deciso che per recuperare voti serva indossare anche la cravatta. Gli ultimi sondaggi del Cis raccontano di un partito in affanno, in costante calo di consensi, che lo piazzerebbe al quarto posto con il 15,7% dei voti e 45-49 seggi in Parlamento. A quanto pare gli elettori più moderati, che finora trovavano in Podemos l’unica via d’uscita al bipartitismo Pp-Psoe, stanno già strizzando l’occhio allo slogan del cambio sensato del rampante Albert Rivera, alla guida di Ciudadanos. Il sorpasso per la verità è avvenuto già a ottobre: il partito arancione, anticasta e pro-austerity, ingranava la marcia e riportava oltre 2 punti di distacco dal movimento viola.

Toni populisti, posizioni sempre moderate, Albert Rivera, 36 anni, è oggi di fatto il politico più popolare e carismatico del Paese, perfino il più amato dalle donne, secondo un’indagine di meetic, il famoso sito di incontri. Il suo partito, in arrestabile ascesa, ruba voti sia a destra sia a sinistra e nell’ultimo sondaggio conquista il 3°posto, con un 19% e 63-66 deputati, a solo 1 punto e mezzo dal Partito Socialista, che con il 20,7% ottiene il peggiori risultato nella storia del partito. I socialisti, insomma, cominciano a distinguere bene il volto di Rivera dallo specchietto retrovisore. Al primo posto ancora i popolari con 120-128 seggi sui 350 del Congresso. Il Partito Popolare, dopo 4 anni di gestione lacrime e sangue, perderebbe l’attuale maggioranza assoluta di 186 seggi e precipiterebbe dal 44,6% del 2011 al 28,6%. Quel che è certo è che dopo quarant’anni di governo tra popolari e socialisti, il 21 dicembre la Spagna avrà un governo a quattro. Ma i giochi sono ancora aperti, visto che ben il 41,6% dei cittadini si dice indeciso e non sa ancora chi sceglierà nel segreto delle urne. Negli ultimi 11 mesi, l’appoggio a Ciudadanos è aumentato molto tra i giovani: lo scorso gennaio solo 1,4% tra i 18 e 24 anni avrebbe consegnato il suo voto nelle mani di Rivera. Oggi sono oltre il 14%. L’ascesa di C’s è tanto lampante quanto il crollo di Podemos, che nello stesso periodo perde nella fascia giovanile ben 10,7 punti.

Fine della rabbia? Secondo molti analisti, Podemos paga caro alcune scelte infelici: la vicinanza alla Syriza greca, l’assenza di una posizione chiara a favore o contro l’indipendentismo alle elezioni catalane dello scorso 27 settembre, i lavori mai ben spiegati di Juan Carlos Monedero, ideologo del movimento e cofondatore del partito, con la banca Alba, fondata a Caracas e, per l’appunto, lo stretto rapporto con il Venezuela chiavista (o meglio ex chavista, dati i risultati delle elezioni del 6 dicembre). Ciudadanos ringrazia e incassa, soffiando sempre più sul fuoco del “pericoloso estremismo” di Podemos. Qual è il segreto della grande ascesa di Rivera? Perché riceve così tanta attenzione dai media? La risposta da parte della sinistra è stata rapida: C’s è il partito che l’Ibex 35 – il listino comprendente i 35 titoli a maggiore capitalizzazione dell Borsa spagnola – ha voluto per riequilibrare il sistema. Un Podemos di destra, come aveva auspicato il presidente del Banco de Sabadell. Di certo Ciudadanos ha raccolto i frutti seminati da Iglesias con quel messaggio di decadimento delle istituzioni. Rivera si presenta implacabile contro i corrotti e il sistema dei vecchi partiti, usa le stesse basi di Podemos ma ha creato un movimento diretto a un altro target e ha ottenuto in pochissimo tempo un considerevole successo.

Qualche analista si chiede se il giovane rampante finirà per essere il nuovo leader della destra spagnola. Di una destra che cerca di rinnovarsi, lasciandosi alle spalle il marchio della corruzione e dell’austerity, con un programma economico e sociale moderno che sia vicino agli ideali “puliti” della nuova generazione di popolari. “Siamo capaci di governare, senza il sostegno dei poteri forti e dei privilegi”, continua a ripetere Rivera in tutte le trasmissioni televisive. Il suo programma liberista non disdegna le privatizzazioni, difende le banche e si schiera contro le tasse patrimoniali. In campo sociale è contrario alla legge sull’aborto, alla sanità agli immigrati senza permesso di soggiorno e come il Pp non ha alcuna intenzione di riaprire il dibattito sulla memoria storica post franchista. Secondo i sondaggi i popolari avrebbero la meglio, ma non la maggioranza. Ciudadanos potrebbe essere l’ago della bilancia per la formazione del nuovo governo. Anche se Rivera, almeno per il momento, ribadisce: “Né con Psoe né con Pp”. Ma si sa, la campagna elettorale è sempre una guerra aperta.

@si_ragu

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