Vivevano ormai da vent’anni a Marcon, in provincia di Venezia, dove si sforzavano di passare inosservati. Un “profilo molto basso” secondo gli investigatori per due trafficanti del calibro di Attilio Vittorio Violi e Santo Morabito, considerati esponenti di spicco, “santisti” della ‘ndrina Morabito di Africo, la più potente della ‘ndrangheta della costa jonica calabrese. Dall’anonima provincia veneziana gestivano enormi partite di droga provenienti direttamente dal Sud America, sdoganate nel porto di Venezia. La Guardia di finanza di Venezia, coordinata dalla locale Dda, ha sequestrato 400 chili di cocaina pura proveniente dalla Colombia e ha arrestato nove persone, tra cui Violi e Morabito, considerati i capi dell’organizzazione.

Attilio Violi, che ha precedenti per tentato omicidio, associazione mafiosa, estorsione e detenzione abusiva di armi e nel 2010 ha perso una gamba in un conflitto a fuoco in Calabria, è considerato dagli investigatori molto vicino al boss della ‘ndrina di Africo, Giuseppe Morabito “u tiradrittu”, arrestato nel 2013 a Locri. Il suo socio in affari, Santo Morabito, aveva il compito di tenere i contatti tra Calabria, Veneto e Lombardia insieme ad un terzo complice. Le fiamme gialle hanno fermato poi due fratelli albanesi, Gazmend Tahiraj e Tahra Azem: nel locale di Tahiraj, il ristorante La Lanterna di Venezia, in Laguna, i finanzieri hanno trovato un chilogrammo di cocaina. Tra gli arrestati, oltre ad alcuni cittadini rumeni accusati di spaccio di stupefacenti, anche un importante narcotrafficante colombiano, Andres Fernando Ramirez Rivera, chiamato “Cipi” per la velocità con cui è in grado di cambiare schede telefoniche per non farsi intercettare, riapparso in Laguna il 3 dicembre scorso per seguire da vicino l’ultimo carico di cocaina.

La droga partiva da Colombia e Costarica in nave e, dopo una sosta tecnica in Spagna, arrivava a Livorno e veniva infine sdoganata nel porto di Venezia. Gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza l’hanno trovata nascosta tra prodotti tropicali in un magazzino di Meolo, dove il gruppo è stato sorpreso in flagranza a scaricare da un furgone 90 casse di falsi tuberi di manioca al cui interno erano stati nascosti i panetti di cocaina. Per seguire le rotte del traffico e scoprire l’organizzazione i finanzieri hanno permesso che venisse effettuata una sorta di “consegna controllata” dei carichi, rimandando, d’accordo con i magistrati, il sequestro dei carichi di droga. Si è scoperto così che la cocaina veniva trasportata da alcuni complici in magazzini presi in affitto a Marghera e Meolo, nel veneziano, dove il gruppo tratteneva il 30 per cento dello stupefacente per commercializzarlo per conto proprio. Altri 32 chili di cocaina erano stati sequestrati il 20 novembre scorso a Paderno Dugnano, in provincia di Milano, dove i trafficanti avevano contatti con una locale di ‘ndrangheta vicina ai Morabito ma considerata autonoma rispetto alle famiglie calabresi. “È una delle operazioni più importanti compiute negli ultimi anni – ha commentato il procuratore aggiunto di Venezia, Adelchi D’Ippolito – non solo per il quantitativo di cocaina sequestrato e per gli arresti, ma anche per la particolare complessità dell’indagine”.

IL DISOBBEDIENTE

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