Che l’Unione Europea stia attraversando un momento molto delicato della sua breve esistenza se ne sono accorti già tutti, anche quelli che vivono lontano dall’Europa, e non c’è solo il pericolo del terrorismo a minacciarla ma praticamente… tutto! No, non è disfattismo politicante il mio, è una analisi seria della situazione complessiva nella quale si trova l’Europa e che, per una serie di circostanze ed errori commessi nel passato, e ancora recentemente, mettono ora in serio pericolo la tenuta stessa dell’Unione.

Presentazione della nuova banconota da 20 Euro

A molti sembrerà strana questa presa di posizione proprio in un momento in cui, apparentemente, l’intera economia europea si sta risollevando dalla grave recessione che rischiava di trascinare l’intero continente in una bruttissima fase di lunga depressione economica e trascinato milioni di famiglie nella fascia di povertà. Eppure, anche se è difficile da credere, è così, una nuova grave crisi potrebbe essere vicinissima. Le crisi economiche spesso sono come gli tsunami, finché sono al largo non li vedi, ma quando sono a ridosso della costa le onde si alzano improvvisamente, anche di diversi metri, e spazzano via subito dopo tutto quello che trovano sul loro percorso.

Naturalmente nessuno si augura che una nuova crisi arrivi a colpirci di nuovo, e molto è stato fatto (soprattutto dalla Banca centrale europea) per tentare di prevenirla, ma prevenirla davvero è impossibile (proprio come i maremoti), al massimo si può cercare di minimizzarne gli effetti peggiori facendosi trovare preparati.

Le cause, macro-economiche, le abbiamo già viste, ne abbiamo parlato proprio tre settimane fa, ma a destare ulteriore preoccupazione in Europa ci sono adesso almeno altre due crisi gravissime: la crisi dei rifugiati e la paralisi conseguente agli attacchi terroristici.

Ne parla anche, in un interessante articolo sul New York Times dal titolo “Europe the unready”, il premio Nobel per l’economia Paul Krugman che fa risalire parte delle cause dei problemi attuali ai difetti di origine dell’Unione Europea.

Sul piano della crisi finanziaria Krugman dice che, dopo la creazione dell’euro, le deboli istituzioni Europee hanno assistito senza far nulla al “mordi e fuggi” degli investitori che hanno inondato di denaro facile molte nazioni del sud europeo, peraltro già fortemente indebitate, e hanno poi repentinamente ritirato il loro denaro non appena il vento di burrasca ha cominciato a manifestarsi. Una reazione tipica degli speculatori, ma Krugman, dato che più o meno è successa la stessa cosa negli Usa (con gli stati della Florida, Arizona, Nevada e California colpiti molto più pesantemente dalla crisi dei subprime mortgages) evidenzia la differenza tra ciò che è stato possibile fare negli Usa e ciò che non è stato possibile in Europa.

Negli Usa le politiche monetarie della Federal Reserve (immediato calo dei tassi, svalutazione del dollaro e Quantitative easing) sono partite a livello centrale e hanno operato in blocco su tutti i 50 Stati della Federazione. In Europa questo non è stato possibile perché non c’è una politica fiscale unica, ognuno ha la sua, salvo alcuni vincoli rigidi (come la moneta unica) e altri sottoscritti proprio quando la crisi americana stava per sbarcare in Europa. Questa situazione ha favorito esageratamente le economie più forti e danneggiato quelle più deboli.

In Europa c’è però oggi anche il difficilissimo problema dell’immigrazione dall’Africa, impossibile da arginare senza una politica e regole unitarie. Un problema che, con l’esplodere del fanatismo terrorista targato Isis, rende attualmente impossibile anche il mantenimento degli accordi di Schengen.

Il diverso livello dei controlli sugli immigrati e le diverse regole sull’accoglienza dei rifugiati rendono le frontiere europee un colabrodo pressoché impossibile da controllare. Occorrono regole comuni e condivise da tutti, per funzionare.

Krugman fa anche l’esempio della proposta, presentata recentemente in Commissione Europea, per la creazione di un sistema centrale di assicurazione delle banche, proposta bocciata immediatamente dalla Germania per la paura che i partner “spendaccioni” subito ne approfittino per tornare a spendere allegramente a spese dei tedeschi.

Questi problemi, che anche Krugman evidenzia, sono però soltanto i problemi contingenti, legati alla “disunione” della Comunità europea, e potrebbero non essere gravi problemi se ci fosse da parte dei leader europei seria volontà a risolverli senza furbizie né egoismi. Sono problemi che derivano dal “peccato originale” di una comunità senza “testa” che sperava di trovare nella moneta unica un collante e ha invece trovato un veleno che potrebbe essere mortale.

Poi ci sono i problemi veri, quelli di tutti, dati dalla globalizzazione, dall’avanzata dirompente della tecnologia, dalla mancanza di regole efficaci per il controllo della finanza, dal controllo dell’inquinamento, dai cambiamenti climatici, dal lavoro che non si trova, ecc.ecc.

Certo, la vita continua, ma se solo riusciamo a staccarci un attimo dalla televisione soporifera e dagli invadenti telefonini, guardando alla realtà c’è davvero qualcuno che ha ancora voglia di essere ottimista?

Dallas, Texas

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