Archiviata l’inchiesta sulla morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, morto la sera del 19 novembre 1989 sulla Statale 106 jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico. Lo ha deciso il gip di Castrovillari Annamaria Grimaldi, accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura nel dicembre dello scorso anno. Denis Bergamini si è ucciso e il caso è chiuso. Almeno fino a quando non ci saranno nuove prove che possano consentire al procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla di riaprire l’inchiesta. La notizia è stata pubblicata stamattina sulle colonne del Quotidiano del Sud che riporta anche alcuni stralci del provvedimento di archiviazione disposto dal giudice per le indagini preliminari.

Dopo 9 mesi di camera di consiglio, infatti, il gip ha ritenuto condivisibile la richiesta di archiviazione formulata dai pm Giacomantonio e Anastasia: “Dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa a parere del giudice l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto”. Dopo la riapertura dell’inchiesta, nel 2011, sfuma così l’ipotesi di processare Isabella Anna Internò, l’ex fidanzata di Denis Bergamini, indagata per concorso in omicidio volontario, e l’ex camionista di Rosarno Raffaele Pisano che lo investì e che era indagato per favoreggiamento.

Secondo il gip non ci sono elementi per sospettare che le cose siano andate diversamente dalla prima ricostruzione emersa nel processo a carico di Pisano che, nel giugno 1992, è stato assolto definitivamente dalla Corte d’Appello di Catanzaro “per non aver commesso il fatto”. La ragazza era con Denis Bergamini il sabato in cui si è consumata la tragedia. Quel pomeriggio il calciatore ferrarese del Cosenza si era allontanato dal cinema Garden di Rende, dove era in ritiro con la squadra, e con la Internò si stava dirigendo verso Taranto. La relazione tra i due era tormentata. Una storia iniziata nel 1988 che, nel giro di un anno, con le sue incomprensioni ha divorato i due giovani. Stando alla versione della ragazza, unica testimone del suicidio, Denis avrebbe perso la serenità. Dopo l’ennesimo litigio il calciatore sarebbe sceso dall’auto e si sarebbe gettato sotto il camion che lo avrebbe trascinato per una sessantina di metri.

Nella nuova inchiesta, i pm hanno cercato di perseguire la tesi che Bergamini non sia stato investito dal mezzo pesante. Piuttosto lasciato lì dopo essere stato ucciso. Non si spiegherebbe altrimenti il perché le scarpe del calciatore erano pulite così come erano intatti le catenine, i vestiti e l’orologio che Bergamini teneva al polso. Tutte domande alle quali non si è riusciti a dare una risposta. Interrogativi che, da soli, secondo la Procura e il gip di Castrovillari non consentono di sostenere l’accusa in un processo. L’avvocato Fabio Anselmo, che assiste la famiglia Bergamini, si era opposto all’archiviazione producendo, durante l’udienza camerale, diverse pubblicazioni scientifiche su nuove metodologie forensi non condivise dal giudice per le indagini preliminari per il “loro carattere solo sperimentale”. Sempre dalle colonne del Quotidiano del Sud, però, il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla lascia una porta aperta: “Se qualcuno mi porta qualche elemento di novità, sono disponibile a riaprire l’inchiesta”.

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