Negozi chiusi in solidarietà ai lavoratori della Saeco. Hanno deciso di tenere le serrande abbassate per unirsi alla protesta degli operai della storica azienda produttrice di macchinette per il caffè, i commercianti di Gaggio Montano, in provincia di Bologna, dove ha sede il marchio acquistato nel 2009 dalla multinazionale olandese Philips. Il primo dicembre, infatti, i sindacati confederali Fim Cisl e Fiom Cgil hanno organizzato una manifestazione per chiedere alla proprietà della Saeco di ritirare i 243 licenziamenti annunciati nei giorni scorsi, tagli che interesseranno la metà del personale addetto alla produzione delle macchinette a uso domestico, e al corteo si è unita anche la città, scuole, istituti e negozi, che per l’occasione ha messo in atto una serrata lunga tutta la mattinata. “In momenti come questo – spiega Emanuela Cioni, che ha guidato la protesta dei commercianti di Gaggio Montano e fondato il gruppo web ‘La Saeco non si tocca’ – bisogna lottare tutti assieme”. Perché, spiegano i titolari delle attività e dei negozi di Gaggio Montano che hanno aderito all’iniziativa, “se perdiamo anche questa azienda, la più importante del territorio, tutta la vallata finirà per morire”.

Il corteo, che ha sfilato per il centro di Gaggio Montano percorrendo poi 16 chilometri fino a Porretta, a cui hanno partecipato anche le istituzioni locali, infatti, è solo una delle iniziative che sindacati e operai sono pronti a mettere in atto per convincere la multinazionale a retrocedere di un passo, ritirando i licenziamenti. Se nei giorni scorsi 243 tazzine, quanti sono i tagli annunciati, sono state depositate davanti ai cancelli dello stabilimento bolognese, sotto allo striscione che recita “vi siete portati via il lavoro, ma non ci porterete via il Natale”, con presidi e picchetti iniziati subito dopo l’incontro del 26 novembre scorso, durante il quale Philips ha comunicato la volontà di dimezzare gli operai di uno dei due comparti Saeco, la Fiom si è già detta pronta a occupare la fabbrica.

“C’è chi vorrebbe anche boicottare i prodotti Saeco Philips – spiega Bruno Papignani, leader delle tute blu emiliano romagnole – personalmente sono perplesso in quanto potrebbe giustificare ancora di più gli esuberi. Bisogna invece non fare svuotare la fabbrica e pensare seriamente, se non ci sarà il ritiro dei licenziamenti, a occupare. Bisogna essere consapevoli che non servono iniziative singole, appelli generici, serve la mobilitazione, la lotta, e soprattutto la chiarezza. Bisogna dire fin da subito che non è una questione di soldi, non è una questione solo di chi lavora oggi in Saeco. È un problema di prospettiva, di un patrimonio industriale che l’Appennino non può perdere”.

Intanto, il caso è approdato al governo, col ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi che ha convocato a Roma la Philips: “Abbiamo già preso contatto con l’azienda, che vedrò nei prossimi giorni – ha detto il ministro – convocheremo un tavolo e troveremo, mi auguro, tutte le possibili soluzioni perché 250 persone non perdano il posto di lavoro”. Mentre il 2 dicembre a Bologna ci sarà un nuovo presidio degli operai, in concomitanza con il tavolo di crisi.

“In questi anni abbiamo assistito alla chiusura di aziende come il polo cartario di Lama di Reno e di Marzabotto, che occupavano più di 500 lavoratori – spiega la Cgil – e oggi siamo in presenza di una profonda crisi alla ex Demm di Porretta Terme, con decine di aziende artigianali che hanno chiuso e le incertezze che ancora insistono sul futuro delle Terme di Porretta. Stiamo assistendo a una desertificazione industriale e artigianale dell’Alta e Media Valle del Reno, e l’unico modo per combatterla è scongiurare un’ulteriore perdita di posti di lavoro così importante per la nostra montagna. Perché, i 243 licenziamenti annunciati dalla Philips-Saeco, se confermati, avranno conseguenze economiche sociali drammatiche per l’intera vallata del Reno”

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