Ennesima fumata nera, l’annuncio di sedute a oltranza “perché ormai è una vergogna”, due candidati intoccabili e sull’orlo del quorum (Augusto Barbera per il Pd e Francesco Paolo Sisto per Fi) e il ritiro della candidatura di Giovanni Pitruzzella. Il ventottesimo scrutinio per sostituire i tre giudici della Corte costituzionale fallisce ancora una volta, ma l’assemblea cerca una via d’uscita. A fine giornata a smuovere una situazione che sembra mummificata è il presidente dell’Antitrust, ex collaboratore di Totò Cuffaro e candidato proposto da Scelta civica, nei giorni scorsi al centro delle polemiche perché il gip di Catania ha chiesto che sia indagato per corruzione in atti giudiziari. Il quorum necessario per l’elezione è di 571 voti, Pitruzzella oggi ne ha presi 470 (Sisto 527, Barbera 545). “Prendo atto”, ha detto in una nota in serata la guida dell’Antritrust, “che non ci sono le condizioni di serenità e di contesto politico per affrontare una nuova verifica parlamentare. Anche a tutela dell’Istituzione che presiedo, ritiro pertanto la disponibilità a essere candidato alla Corte costituzionale, ringraziando coloro che mi hanno votato”.

Intanto i parlamentari corrono ai ripari per rimediare a un tira e molla che ormai imbarazza tutti i partiti politici. Il deputato di Conservatori e riformisti Rocco Palese ha annunciato che è stata inviata una petizione ai presidenti di Camera e Senato perché ci siano sedute a oltranza: “Mi vergogno ad uscire fuori e dire che non riusciamo ad eleggere i giudici”, ha commentato in Transatlantico. Il prossimo voto è in programma alle 19 di mercoledì 2 dicembre e la maggioranza non ha intenzione di cambiare i candidati nella speranza di convincere anche i franchi tiratori. Il capogruppo Pd Ettore Rosato ha annunciato che i democratici andranno avanti con il nome di Barbera: “E’ a un passo dal quorum. Vediamo cosa dicono gli altri, ma per noi si può continuare con questo schema. Del resto siamo sì alle 28esima votazione ma solo alla seconda con questi tre nomi”.E’ circa un anno e mezzo che il Parlamento continua a fallire nell’occuparsi delle tre poltrone vacanti, tanto da essersi guadagnato i rimproveri del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso.

A cambiare le carte in tavola questa volta avrebbe potuto essere la Lega Nord che in un primo momento sembrava tentata di sostenere i nomi dell’accordo. I parlamentari del Carroccio Fedriga e Calderoli però hanno subito smentito: “Nessuna intesa, ognuno vota liberamente”. Un comportamento ambiguo che ha scatenato le proteste del Movimento 5 Stelle. “Se lo fanno è un inciucio”, aveva commentato nel primo pomeriggio il deputato M5S Danilo Toninelli. “Ciò che fa più schifo è che a comportarsi così è un partito il cui leader va nelle piazze ad inveire contro il governo. Quindi se oggi passerà anche uno solo della terna frutto dell’inciucio Pd-Fi significa che al tavolo della spartizione si è seduto anche Salvini. Ditelo in giro a chi vede in questo partito qualcosa di diverso”.

I prescelti sono tutti molto vicini al mondo della politica e, come fatto notare dal Corriere della Sera, hanno in passato più o meno esplicitamente espresso la loro opinione positiva sull’Italicum. Questo non è un dettaglio: presumibilmente entro la fine dell’anno la Corte costituzionale dovrà esprimere il suo parere preventivo sulla nuova legge elettorale. Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia e avvocato di Berlusconi, è stato presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del ddl Riforme. Il Pd infine sponsorizza Augusto Barbera, professore ed ex membro della commissione dei saggi voluta da Letta per le riforme costituzionali.

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