Cariche di alleggerimento e lancio di oggetti contro la polizia che risponde con i lacrimogeni. Un gruppo di tute nere che sfidano gli agenti e manifestanti pacifici che formano un cordone per difendere i lumini e i fiori lasciati in memoria delle vittime ai piedi della Marianna: più di duecento i fermati dalle forze dell’ordine e tra questi 174 persone sono state trattenute in stato di fermo. Da luogo simbolo della solidarietà contro il terrorismo e luogo di preghiera, Place de la Republique si trasforma nel palcoscenico della tensione che scorre alla vigilia della conferenza sul clima, Cop21. “Scandalose”: così il presidente francese François Hollande ha definito le azioni delle tute nere. “Sapevamo che c’erano dei disturbatori che non hanno nulla a che vedere con i difensori dell’ambiente”, ha detto il presidente mentre si trovava a Bruxelles per il summit Ue-Turchia.

Per motivi di sicurezza, le autorità francesi hanno vietato la marcia che si tiene in tutto il mondo per chiedere l’accordo vincolante sui gas serra ai governi che partecipano al summit. Nonostante il dispositivo, in mattinata la piazza cuore del quartiere colpito dagli attacchi del 13 novembre era stata “invasa” da migliaia di scarpe: un’iniziativa per aderire almeno in modo simbolico alla manifestazione mondiale. La situazione precipita alle 14. Mentre in tutte le città del mondo partono i cortei, a Parigi alcuni manifestanti “Anticop21” decidono di improvvisarne uno non autorizzato. Fra gli slogan più ripetuti, “Stato d’emergenza, stato di polizia, non ci toglierete il diritto di manifestare”. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa si materializzano sulla piazza e un centinaio di antagonisti incappucciati inizia a lanciare sassi e bottiglie contro gli agenti che rispondono con leggere cariche e spray urticanti evitando lo scontro diretto. Alcuni testimoni raccontano che qualche dimostrante ha raccolto gli omaggi alle vittime degli attentati per scagliarli contro la polizia. Per questo si è formato un cordone intorno alla statua simbolo della Repubblica. Arrivano anche i blindati, vengono sparati lacrimogeni e creati cordoni per impedire che parta il corteo. Alla fine la Prefettura fa sapere di aver fermato un centinaio di persone. E i tafferugli, mai degenerati in veri e propri scontri, terminano intorno alle 16.

Prima che scoppiassero, diecimila persone (secondo gli organizzatori) hanno partecipato alla catena umana da Republique a Nation, con l’interruzione davanti al Bataclan per rispetto delle vittime dei terroristi. Domenica mattina, invece, la piazza è stata “occupata” da una distesa di ventiduemila paia di scarpe. A promuovere l’iniziativa è stata l’associazione Avaaz, che sui social network ha invitato a “prendere un paio di scarpe, scriverci su il proprio nome, disegnarci e inserire un messaggio di speranza per il futuro”. Tra le calzature donate, anche quelle di Papa Francesco, inviate dal pontefice qualche giorno fa. “Non potremo manifestare in carne e ossa, ma questa azione altamente simbolica sarà in grado di trasmettere il messaggio che siamo uniti per difendere tutto ciò che amiamo. E’ il nostro modo di dire che la paura e il terrore non potranno mai ridurre a silenzio il nostro sogno collettivo per un futuro pulito al cento per cento, unito al centro per cento”, ha spiegato l’organizzazione.

Intanto in numerose altre città del mondo, si sono svolti, o sono in programma, eventi per chiedere il raggiungimento di un accordo per la riduzione delle emissioni a effetto serra, ovvero un impegno dei paesi per limitare l’aumento delle temperature ai due gradi, la soglia oltre la quale le conseguenze saranno irreversibili per il pianeta. A Sidney sono scese in piazza 45mila persone, a Brisbane 40mila.

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