Per il Partito democratico all’ombra del Vesuvio cinquecento metri in linea d’aria rappresentano una distanza siderale, come tra la Terra e Marte. Cinquecento metri, tanto sono lontane tra loro la sede del Pd di Napoli in via Toledo e quella del Pd Campania in via Santa Brigida. Cinquecento metri che scavano un fossato medievale, di quelli che senza un ponte levatoio non entri, non comunichi. Il segretario di Napoli Venanzio Carpentieri non fa in tempo mercoledì 25 novembre a inviare un comunicato che apre le primarie per il sindaco di Napoli anche a Ncd di Angelino Alfano, che subito la segretaria regionale campana Assunta Tartaglione mette le mani avanti e lo smentisce: “I contatti tra Pd ed Ncd non contemplano le primarie”. Poi sono arrivate le dichiarazioni dei vicesegretari nazionali Pd Guerini e Serracchiani, secondo i quali “l’ipotesi non esiste, Ncd non parteciperà”.

Mette la ciliegia il sottosegretario Ncd alla Difesa Gioacchino Alfano, che quando è libero dagli impegni di governo si occupa del partito del suo quasi omonimo siciliano come coordinatore regionale: “Non parteciperemo alle primarie Pd, è una questione interna a un’altra forza politica”. E ad un’altra coalizione, forse: il centrosinistra. Qui composto dal Pd, Psi, Verdi, Scelta Civica, Idv, Repubblicani Democratici, Ricostruzione Democratica, Centro Democratico ed Udc. Può farne parte un partito che si chiama Nuovo Centrodestra? Un ossimoro. E a chi replica che il governo Renzi si regge proprio così, c’è chi controreplica ricordando che in Regione Campania Ncd ha sostenuto l’azzurro Stefano Caldoro ed è fuori dalla maggioranza di Vincenzo De Luca. In consiglio regionale siede un solo consigliere Ncd, Pasquale Sommese. Per sei mesi, tra l’estate 2008 e l’inizio del 2009, vice segretario del Pd di Napoli.

Chi ci capisce è bravo. Smentita su smentita, il Pd non smentisce se stesso in ciò che gli riesce meglio: fabbricarsi da solo le mine che poi non riesce a disinnescare. A cominciare dall’autocandidatura di Antonio Bassolino alle primarie. Non proprio un nome nuovo, che scende in campo nel vuoto della classe dirigente locale: “Mi candido perché il Pd qui non ha nessuno”. Di fronte a Bassolino e alla sua controversa storia, i dem hanno reagito con poco coraggio, aggravando il problema invece di risolverlo. Prima una nota anonima dal Nazareno (“non è il nostro candidato”), poi l’annuncio di una norma ‘ad (o contra) personam’: no alle primarie a chi è stato sindaco. Un mese dopo le ultime parole famose di Renzi: “Non cambieremo le regole delle primarie”. Che Bassolino ha fotocopiato e diffuso alla sua prima iniziativa pubblica da candidato a San Giovanni a Teduccio. Gianfranco Rotondi, vecchia lenza ex Dc, li ha presi in giro tutti: “Trucchetti da movimento giovanile democristiano, quando le regole venivano riscritte a seconda dell’obiettivo da raggiungere”.

Il nome di Bassolino rimanda inevitabilmente indietro le lancette della storia. Agli anni ’90 del Rinascimento Napoletano, del G7 con Bill Clinton che mangia la pizza da Brandi, di piazza del Plebiscito liberata dalle auto e polo di un fermento culturale che non si è più ripetuto. E agli anni 2000 dell’occupazione delle istituzioni, del Bassolino governatore, supercommissario dei rifiuti e delle bonifiche, padrone di Napoli e dei Ds, i dirigenti di partito trasferiti nelle stanze di staff della giunta regionale e del commissariato rifiuti, amici e sodali promossi ai ruoli cardine di società miste e partecipate, la borghesia di Posillipo e del Vomero sollazzata di consulenze e prebende. L’infelice alleanza con De Mita e Mastella a cui Bassolino fu costretto per non far arrabbiare Piero Fassino e non far saltare il centrosinistra di Prodi a Roma, ed infine il disastro rifiuti in mondovisione, hanno spazzato via tutto, bambino e acqua sporca. Bassolino è stato costretto a non salire sul palco del comizio finale di Veltroni alle politiche del 2008, poi nel 2010 invitato a ritirarsi a vita privata dopo quattro elezioni quattro vinte senza storia (due da sindaco e due da presidente della Campania). Cinque anni di purgatorio e la presidenza della Fondazione Sud ad animare presentazioni di libri e un po’ di dibattiti di taglio meridionalista gli sono sembrati sufficienti per rifarsi una verginità, grazie all’assoluzione nel processi per la spazzatura e il contrattone Impregilo, e per altre vicende minori ma fastidiose (come la storia del casale in Toscana dell’ex amico Giuseppe Petrella, un eccellente oncologo promosso senatore principalmente perché, per l’appunto, amico di Bassolino). Il Pd napoletano arranca cercando di tirare fuori un nome migliore di Bassolino. Ma è lo stesso Pd le cui segreterie giocano a smentirsi tra loro. A cinquecento metri di distanza.

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