“Non ha nulla da rimproversarsi. Non può essere complice di questi attentati”. A parlare è Ikram, 23 anni, sorella di Mohamed Abrini, il trentenne su cui pende un mandato d’arresto internazionale, per i fatti relativi agli attentati di Parigi del 13 novembre scorso.

La ragazza si è detta convinta della sua innocenza e l’ha invitato a costituirsi alla polizia: “Mia madre Mimouna continua a piangere, non riesce a crederci, come me. E’ impossibile pensare che Mohamed abbia potuto partecipare a un piano criminale“. Ikram, ha descritto Abrini come un “fratello protettore e buono“, capace di “distinguere fra il bene e il male” pur avendo “commesso delle sciocchezze e pur avendo avuto noie con la giustizia“. La sorella ha poi raccontato che “si sarebbe dovuto sposare con Nawal, un’impiegata belga, a febbraio prossimo. Abbiamo già prenotato una sala per il matrimonio a Molenbeek“. In un’intervista la donna ha consigliato a Abrini di “costituirsi e spiegarsi al più presto“. A quanto sembra infatti, come dichiarato dalla madre di Abrini venerdì, l’uomo non era a Parigi la sera del 13 novembre, ma a Jette, una banlieue di Bruxelles, per firmare un contratto d’affitto.

L’appello di Ikram segue infatti, quello già lanciato dalla madre dell’uomo, Moumina: “Mio figlio non è armato, non è pericoloso, come sento dire. Gli dico di tornare a casa e arrendersi. Per quanto tempo intende nascondersi?”. La donna aveva raccontato al giornale belga Dh di aver lasciato il figlio venerdì 13, in serata, a Rue Ransfort e di non averlo più visto da quel momento, ma assicura esserci “prove che lui era a Bruxelles quella notte”. “Non ho mai pensato che avesse a che fare con gli attentati. Non è radicalizzato, è gentile, disponibile, vestito normalmente”. Infine Moumina ha confermato l’amicizia di Abrini con Salah: “Erano vicini di casa, amici fin dall’adolescenza, lo sanno tutti nel quartiere”.

Le ricerche di Abrini sono iniziate a seguito un video ripreso, due giorni prima degli attacchi nella capitale francese, dalle telecamere di una stazione di servizio a Ressons, sull’autostrada in direzione di Parigi. L’uomo, in compagnia di Salah Abdeslam, l’ultimo membro del commando di terroristi ancora in fuga era alla guida della Renault Clio che lasciò i tre kamikaze allo Stade de France.

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