Credo di sapere con chi sia Salah, il grande inseguito, il kamikaze mancato. E’ una suggestione, è un po’ letteraria, un po’ cinematografica, ma nell’incubo che ci stanno o ci stiamo infliggendo può trovar posto anche una vicenda sentimentale.

Belgio, aumentati i controlli a Bruxelles

La mia ipotesi prende spunto, per rovesciamento, dalla trama del bel film The bubble di Eytan Fox, del 2006, che purtroppo in Italia si è visto solo nei festival di cinema Lgbt di Torino e Milano. Nel film israeliano il palestinese Ashraf e l’israeliano Noam si innamorano, l’amore è impossibile, Ashraf decide di diventare kamikaze dopo che la famiglia omofoba lo ha chiuso in un vicolo cieco (vogliono fargli sposare la cugina) e i soldati isrealiani gli hanno ucciso la sorella. Si aggira per Tel Aviv imbottito d’esplosivo, va davanti a un bar, vede che dentro c’è il suo amato Noam, fa scattare l’esplosivo ma al tempo stesso si allontana. Noam comunque l’ha raggiunto ed esplode con lui, ma l’esplosione non fa altre vittime.

Salah Abdeslam, invece, sembra che di vittime ne abbia fatte (ma non ho trovato la ricostruzione precisa), di sicuro ha voluto sottrarsi al sacrificio. Non molti giorni prima dell’attentato è stato visto in locali gay di Bruxelles. Questa notizia, uscita ovviamente dopo che il ragazzo è diventato famoso come grande fuggitivo, è stata inizialmente commentata con grande sospetto. Si è detto che cercava di rubare documenti. Poi un gestore di bar ha chiarito: “Ma noi lo vedevamo come un marchettaro, stava in quell’ambiente”. Ma i confini tra ricerca di soldi, desiderio e sentimento non sono precisi e invalicabili. Ci possono essere varie miscele.

Salah avrà fatto anche degli incontri significativi, magari uno in particolare. Quello con un uomo che lo ascoltava, cercava di capirlo, gli voleva bene e gli dava un senso di protezione. A Parigi, in quella folle avventura in cui si era fatto trascinare, nonostane l’adrenalina delle armi, gli effetti di qualche stupefacente e una vaga fiducia nella vita eterna, Salah aveva pensato al suo belga. Forse era anche riuscito a telefonargli, o forse no, già sapeva che il telefono era sotto controllo. Ha pensato alla vita e ha pensato a lui, quando ha abbandonato il gruppo. Lo ha ritrovato, tornato avventurosamente a Bruxelles. Quello stesso uomo insospettabile che ora lo nasconde nella sua grande casa, con il quale discute se arrendersi e consegnarsi o cosa fare. Lo stesso con cui dorme tutte le notti.

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