Francois Hollande incontra David Cameron al palazzo dell'Eliseo.

Spesso la politica non dice tutto. Talvolta, però, dice anche troppo, manifestando apertamente i veri intenti e i veri obiettivi. È questo il caso delle ultime, inquietanti affermazioni di Hollande: “Raid in Siria, intensificheremo i bombardamenti“.

Hollande non arretra di un passo. È più risoluto che mai nel condurre la lotta al terrorismo. Così ha detto: “la Francia intensificherà i bombardamenti” in Siria, scegliendo “gli obiettivi che facciano più danni possibili all’esercito terrorista”. Così questa mattina durante la conferenza stampa congiunta con il premier britannico Cameron. “La Francia ha preso la sua decisione nello scorso mese di settembre, ora sta alla Gran Bretagna di capire come può a sua volta impegnarsi”.

Alcune considerazioni, senza alcuna pretesa di esaustività: “per fare più male possibile…”. Pareva di averla già sentita una frase del genere. A pronunciarla erano non i democraticissimi governanti europei, bensì i terroristi che hanno fatto la strage di Parigi del 13 novembre scorso. Il lessico e le grammatiche – è il caso di dirlo – sono le stesse. E se sono dichiarate terroriste in un caso, non si vede perché non debbano esserlo anche nell’altro. Forse che bombardare i civili – di questo si tratta – è terrorismo solo quando i civili sono europei?

Si mira agli obiettivi terroristici, certo. E intanto si fanno stragi di innocenti, come sempre. Ed è già pronta la scusa, ipocrita come sempre, che verrà estratta al momento opportuno, quando l’entità dei crimini non potrà più essere nascosta al mondo intero: era un male necessario.

Sorge, ovviamente, la legittima domanda, dettata dal buon senso ancor prima che da considerazioni strategiche, umanitarie e geopolitiche: potrà mai esistere un “male necessario” in grado di giustificare la dissipazione di vite umane di innocenti?

Un’ultima notazione, en passant: “la Francia ha preso la sua decisione nello scorso mese di settembre”. Dunque era già stato scritto tutto prima della strage di Parigi? Addirittura a settembre, dice pacatamente Hollande. Quella strage è stata solo il casus belli, certo non prodotto né voluto, ma in qualche modo accolto come legittimazione integrale dei bombardamenti volti a punire e a riscattare i morti di Parigi?

Una cosa è certa, ed è sul certo che occorre riflettere: la Francia ha dichiarato guerra allo “Stato Islamico” e all’“Isis” e, intanto, in concreto, le bombe cadono copiosamente dal cielo sulla Siria di Assad, ossia su quel governo che aveva combattuto fermamente il terrorismo che l’Occidente aveva finanziato, casualmente, in funzione anti-Assad.

La Siria figurava nella lista degli “Stati canaglia” già da tempo, come uno dei tanti Paesi dell’“asse del male”. Prima o poi sarebbe arrivato il suo turno. Era solo questione di tempo. Già ci andammo vicini – ricordate? – nell’estate del 2013. Ora è arrivato il momento. Si bombarda l’Isis e si fa la guerra al terrorismo, in astratto. In concreto, si bombardano civili e si è deciso di dichiarare guerra a uno Stato a cui già da tempo si desiderava ardentemente dichiararla.

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