Donato Ceglie, per anni pm alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, oggi sostituto procuratore generale a Bari, è indagato dalla Procura di Roma per abuso d’ufficio e per una presunta violazione fiscale. Ilfattoquotidiano.it può rivelare, in esclusiva, l’indagine a carico del magistrato, considerato paladino del contrasto alle ecomafie, condotta dal pm Barbara Sargenti e dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. L’indagine emerge dall’invito a comparire per sottoporsi a interrogatorio firmato dalla Procura di Roma che chiarisce i contorni dell’inchiesta a carico di Ceglie e fa emergere, tra le pieghe del procedimento, un capitolo inquietante di contatti con un imprenditore legato al clan dei Casalesi.

L’icona della lotta alle ecomafie, in passato ospite celebrato e osannato nei convegni di Libera e Legambiente, è già sotto processo, a Roma, per concussione per costrizione, violenza sessuale e calunnia. Ora arriva un altro guaio giudiziario.

Il legame sentimentale con la denunciante. Il primo reato contestato è l’abuso d’ufficio. Tutto ruota attorno ad una vicenda giudiziaria che coinvolgeva due coniugi in corso di separazione e procedimenti penali instauratisi per le denunce reciproche tra i due. E qui entra in gioco il magistrato. La Procura contesta, infatti, a Ceglie di non essersi astenuto dalla trattazione del procedimento penale nel quale aveva un proprio interesse “avendo instaurato un rapporto sentimentale – si legge nell’atto – e di abituale frequentazione con la denunciante”. Inoltre “in violazione dei doveri di correttezza e terzietà su di lui gravanti” avrebbe proceduto all’unificazione di due procedimenti, quello scaturito dalla denuncia della donna, Sara Fusco, e quello apertosi a seguito della denuncia presentata dal coniuge Luigi Leo.

Riuniti i procedimenti Ceglie avanzava richiesta di archiviazione totale nei confronti dei due coniugi perché Sara Fusco aveva rimesso la querela, “mentre per le ipotesi procedibili di ufficio (le ipotesi di reato denunciate da Luigi Leo), non erano stati acquisiti sufficienti elementi di prova per l’esercizio dell’azione penale, archiviazione disposta dal gip nel maggio 2010”. Per la Procura di Roma Ceglie, con questa condotta, “intenzionalmente provocava a Sara Fusco un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nel non dover affrontare gli oneri connessi alla prosecuzione del procedimento penale e alle possibili ripercussioni di tale procedimento sul processo civile di separazione. Al contempo cagionava ingiusto danno a Leo Luigi”.

La difesa di Donato Ceglie, affidata al penalista napoletano Giuseppe Fusco, potrebbe puntare sull’impossibilità dell’astensione da un procedimento penale da parte del pm. Il magistrato non si è presentato all’interrogatorio fissato per il 16 novembre scorso. Ceglie è indagato anche per un reato fiscale per aver indotto, secondo l’accusa, il collaboratore Raffaele Russo a “emettere sei fatture per operazioni inesistenti aventi a oggetto prestazioni di consulenza mai effettuate da Russo a favore di varie federazioni della Coldiretti”. In pratica il collaboratore fatturava le somme, riceveva il denaro tramite bonifico sul proprio conto corrente “con successiva retrocessione del denaro a Donato Ceglie”. C’è una fattura da 14.248 euro, un’altra da 18.720 euro e altre quattro da 8.320 euro a favore di varie articolazioni di Coldiretti, per attività relativa al progetto Agromafia, svolto in diversi anni.

Gli affari con Sergio Orsi, imprenditore del clan. Nell’avviso di garanzia e invito a comparire per interrogatorio c’è, però, un altro passaggio che apre un capitolo inquietante: “Si informa la persona sottoposta alle indagini che il procedimento penale risulta iscritto anche per i reati (…), in concorso con Sergio Orsi, per quali risulta maturato il termine di prescrizione, tuttavia, qualora l’indagato vi consenta o abbia interesse l’interrogatorio verterà anche su questi fatti”. I reati sono la corruzione in atti giudiziari aggravata dall’articolo 7 della legge 203/91, ovvero l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, ipotesi gravi, ma prescritte, chiarisce la Procura. I rapporti con Sergio Orsi erano già stati documentati proprio da un’inchiesta di ilfattoquotidiano.it che aveva ripercorso con dichiarazioni dei pentiti, ma anche con la pubblicazione esclusiva di un atto parlamentare poi desecretato, i contatti tra Donato Ceglie e Orsi, quest’ultimo considerato imprenditore a disposizione dei Casalesi, punto di congiunzione tra politica e camorra nel grande affare del consorzio Ce4 che vede a processo per concorso esterno in associazione camorristica l’ex sottosegretario forzista Nicola Cosentino.

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