Isis non è più solo una potenza locale che agisce all’estero solo grazie all’azione di qualche lupo solitario, ma globale. “Ѐ questa la grande novità mostrata dagli attacchi di Parigi”, dice a IlFattoQuotidiano.it Angel Rabasa, esperto di terrorismo alla Rand Corporation, ex membro del Dipartimento di Stato e sicurezza americano e autore di Eurojihad – Modelli di radicalizzazione islamista e terrorismo in Europa. Ma ciò che deve far preoccupare di questa evoluzione del movimento terroristico è come la sua nuova struttura è stata costruita: “I network di Al Qaeda – continua Rabasa – spesso non avevano un collegamento diretto con i vertici dell’organizzazione. Quelli di Isis, invece, sono gestiti dai foreign fighter europei tornati dalle guerre in Siria e Iraq con un addestramento che permette loro di sferrare attacchi programmati e coordinati come quelli del 13 novembre. Un altro livello rispetto ad Al Qaeda”. Questo è l’esercito del Califfato che ha messo piede in Europa.

Jihadisti tornati da Siria e Iraq, sono loro che gestiscono i network in Europa
Non più, o non solo, lupi solitari, giovani radicalizzati su internet a cui viene messo un coltello, una pistola in mano o una cintura esplosiva attorno ai fianchi. Gli attacchi di Isis oggi, Parigi lo dimostra, sono pensati e programmati dai vertici dell’organizzazione, a Raqqa, la capitale dell’autoproclamato Califfato, e messi in atto da cellule guidate da combattenti addestrati, spesso tornati da Siria e Iraq. “Questo è il vero salto di qualità rispetto alla prima fase dello Stato Islamico, quella che lo voleva esclusivamente come entità territoriale – continua l’esperto – oggi il gruppo ha una visione globale”.

Questa nuova natura del movimento non solo porta Isis a competere con Al Qaeda sul piano internazionale, ma lo rende addirittura più temibile: “Il gruppo di bin Laden poteva usufruire di cellule sparse per il mondo, con qualche membro che si era addestrato in Pakistan – spiega Rabasa – ma raramente esisteva un reale coordinamento con i vertici”. Queste filiali progettavano un attentato e poi lo proponevano ai capi del movimento. Se veniva approvato, queste ricevevano i soldi per attuarlo e potevano utilizzare il brand di al-Qaeda. “Non è così per lo Stato Islamico. Gli uomini vicini ad Abu Bakr al-Baghdadi progettano l’attentato e lo portano a compimento utilizzando combattenti addestrati. Il risultato sono attacchi come quelli del 13 novembre: perfettamente coordinati, progettati fuori dal Paese per eludere i controlli e con un uso delle armi professionale”.

A rendere tutto ciò possibile, sostiene l’esperto, c’è una caratteristica fondamentale dei network di Isis che al-Qaeda non ha mai avuto. “Sono circa 5 mila i foreign fighter europei partiti per Siria e Iraq – dice l’analista – molti di loro sono tornati, in gran parte perché sfiduciati, ma alcuni per venire a compiere attacchi in Occidente. Accordi con altre cellule in passato legate ad Al Qaeda? È un’opzione plausibile, come si può ipotizzare che la propaganda dello Stato Islamico abbia addirittura ‘rubato’ qualche estremista ad Al Qaeda”, come già successo in alcuni Paesi arabi.

Un attacco senza precedenti in Europa negli ultimi 10 anni
“Non si vedevano attentati di questa portata da almeno 10 anni, da Londra e Madrid”. Ma ciò che inserisce gli attacchi di Parigi tra i più violenti della storia recente europea non è solo il numero di morti. Sono soprattutto le modalità: “Quelli di Madrid e Londra, entrambi rivendicati da Al Qaeda – spiega Rabasa – erano attentati bomba. Questo dello Stato Islamico, invece, condensa diverse tecniche e componenti: una parte fatta da esplosioni con attentatori kamikaze, ma anche una che fa uso di un commando armato ben addestrato che colpisce in più parti della città e riesce a bloccare la capitale della Francia per giorni”.

Caratteristiche che l’analista ritrova in un solo attentato recente: gli attacchi del 2008 a Mumbai rivendicati dal gruppo Lashkar-e-Taiba: “Come in quel caso – dice – sono stati colpiti più obiettivi di basso profilo e con il solo scopo di fare il più alto numero possibile di morti. Anche in quell’occasione ci furono sparatorie, un commando armato, esplosioni e la cattura di ostaggi”. Un livello a cui al-Qaeda non è mai arrivata in Europa, ma che lo Stato Islamico, il 13 novembre, è riuscito a raggiungere.

Twitter: @GianniRosini

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