Quando parliamo dell’importanza dell’intervento dello Stato nei casi di precarietà abitativa invocando il passaggio da casa a casa oggi potremmo ricordare, questo andrà sempre sottolineato, l’impegno dell’Assessorato alle Politiche Abitative cui faceva capo Francesca Danese, e non vorremmo mai, invece, rimarcare, ma è necessario, quali siano oggi le condizioni, per esempio, dell’Ater di Roma.

Nonostante la capitale con lo sblocco delle graduatorie, sotto la giunta Marino, stesse assegnando quaranta case al mese, a Roma sono 10.000 le famiglie costrette a vivere in condizioni di precarietà abitativa e che, per risolverla dovrebbero usufruire di un alloggio popolare.

Abbiamo detto mille volte che nelle metropoli della speculazione edilizia non è più costruire quello che si chiede, lo scempio è già stato realizzato, ma fare in modo che il patrimonio pubblico in disuso venga destinato a uso abitativo.

Bene. E le case dell’Ater? Oggi, a proposito dell’Ater, possiamo parlare di un altro genere di scempio: sarebbe proprio Oriano De Luca ad aver dichiarato che l’azienda ha circa 110 alloggi vuoti e non assegnati. Ma non finisce qui: di questi 110, 18 appartamenti devono essere ristrutturati, perché inagibili.

Una gara, per la ristrutturazione straordinaria di questi alloggi, dovrebbe essere pubblicata a giorni.

Dunque, diremmo che ne restano 92 da poter assegnare subito. E invece, no. Questo non accade.

Di questi 92 circa 40 si trovano a Casal Monastero e si tratta di alloggi nuovi e mai utilizzati. E se il Comune di Roma non si interessa della loro assegnazione, va anche detto che, parlando di case fornite di porta allarmate, sono 1500,00 euro al giorno i soldi che l’Ater spende spende per la vigilanza.

De Luca spiega anche di 7 alloggi situati in zona Spinaceto: sono vuoti e chiusi da tempo. Tra questi alcuni sono chiusi da oltre due anni. Perché restano chiusi?

Se volessimo allargarci sul tema, sono centinaia gli appartamenti pubblici e di proprietà di Enti sfitti e quindi vuoti da anni da utilizzare per le famiglie precarie di cui sopra.

decreto

Vogliamo parlare di Monte Mario? Qui la Città metropolitana (ex Provincia di Roma) è proprietaria di appartamenti, vuoti anch’essi, di cui il sindaco metropolitano, con il decreto n. 37 del 14.09.2015, ne avrebbe deliberato la dismissione. Anche in questo caso nessuna possibilità per i nuclei familiari con disagio abitativo ed economico di ottenere un alloggio a costi locatizi sostenibili.

Su questo l’Unione Inquilini chiede che il decreto 37 del 14.09.2015 venga revocato e che gli appartamenti vuoti di proprietà della ex Provincia vengano, invece, assegnati ai primi dieci soggetti della graduatoria del “buono casa”, nella modalità di contratto di locazione a canone concordato.

Ci sarà un’iniziativa pubblica presso i palazzi via Trionfale n. 8891, giovedì 19, dalle ore 10,00 perché il Comune metta a disposizione di chi ha diritto al buono casa e dei soggetti inseriti nelle graduatorie gli appartamenti di proprietà pubblica, vuoti, e presenti nel territorio del Comune di Roma.

Si rafforza l’idea che nel settore della precarietà abitativa problemi strutturali vengano affrontati in modo assolutamente precario. Molte domande, restano sempre aperte, come se dietro di esse non ci fossero famiglie a dover ricevere certezze.

Articolo Precedente

Attentati Parigi, Piccardo: “Estremisti in Italia? Cani sciolti. Noi musulmani lavoriamo ogni giorno per la pace”

next
Articolo Successivo

Attentati Parigi, studentesse escono da aula al minuto di silenzio: “Solidarietà a morti Francia e non di altri attentati”

next