“La crisi ha operato una selezione naturale del sistema produttivo. Da una parte ci sono le imprese che hanno resistito. Dall’altra restano quelle in difficoltà, che non riescono ad agganciarsi a una pur debole ripresina, nell’ordine degli zero virgola”. Così Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, commenta gli ultimi dati Inps sugli ammortizzatori sociali. A ottobre il ricorso alla cassa integrazione, segnala l’istituto di previdenza, è calato del 44,7% in un anno, ma è aumentato del 4,3% rispetto a settembre. A incidere su questo dato, è soprattutto l’andamento della cassa straordinaria, che sale del 14,8% in un mese.

“I numeri sono in linea con quelli dei mesi precedenti – aggiunge Loy – Ma il dato sulla cassa straordinaria è preoccupante”. Il ragionamento del sindacalista prende piede dalla diversa natura degli ammortizzatori sociali. La cassa ordinaria, che si usa per i casi di crisi temporanea, è calata del 16,7% in un mese. Quella straordinaria, impiegata per le difficoltà strutturali di un’azienda, è invece aumentata del 14,8%. “Il dato – conclude Loy – indica che le imprese in difficoltà proseguono nella sofferenza con radicali processi di ristrutturazione”.

Sui numeri della cassa integrazione, segnala il sindacalista, può avere inciso anche il Jobs act. Il decreto sugli ammortizzatori sociali, entrato in vigore a fine settembre, ha infatti modificato il meccanismo della cig. Prima si potevano richiedere 36 mesi di cassa straordinaria in un quinquennio fisso. Ora, con la riforma, se ne possono chiedere solo 24 mesi, ma intanto è stato azzerato il conteggio dei cinque anni e si riparte da capo. “E’ possibile che le imprese che avevano esaurito le ore di cassa nel quinquennio abbiano fatto ripartire le richieste, ora che il conteggio è stato azzerato”, spiega Loy.

Al di là dei dati su base mensile, resta però il sensibile calo nel ricorso agli ammortizzatori nel giro di un anno. La cassa ordinaria è diminuita del 30%, quella straordinaria del 40,5%, quella in deroga del 61,6%. Su quest’ultimo dato, in realtà, incidono i limiti di legge: nel 2015, si possono chiedere solo cinque mesi di cassa in deroga. E le imprese che hanno già esaurito il bonus hanno dovuto fermarsi. Per il resto, secondo Loy, si può parlare degli effetti di “una ripresina contenuta, nell’ordine degli zero virgola”. Il riferimento è ai dati Istat, che per il terzo trimestre del 2015 hanno stimato un Pil in crescita dello 0,2%, al di sotto delle previsioni degli analisti e in frenata rispetto ai mesi precedenti. Lo stesso istituto di statistica ha evidenziato, a settembre, un incremento dello 0,6% del tasso di occupazione su base annua.

Tornando ai dati Inps, si registra anche un calo delle domande di disoccupazione tra settembre 2014 e 2015. In questo caso, le richieste sono diminuite del 17,6%. Una flessione che non va di pari passo con i numeri Istat sulla disoccupazione, il cui tasso scende solo dell’1% su base annua. Ma in mezzo c’è stata l’introduzione del nuovo sussidio Naspi, che ha creato non pochi problemi nei conteggi. “E’ difficile commentare questi numeri – spiega Loy – Negli scorsi mesi, ci sono stati blocchi e slittamenti nell’erogazione dell’assegno”. Non a caso, la stessa Inps segnala: “I dati sulla prestazione Naspi sono provvisori e stimati sulla base delle domande Naspi ancora in esame”.

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