A quasi tre anni dall’arresto, per l’ex sindaco di Parma Pietro Vignali si chiude con una condanna a due anni e la sospensione della pena l’inchiesta Public Money. Il giudice Paola Artusi nell’udienza preliminare del 17 novembre ha ratificato l’accordo di patteggiamento raggiunto tra la difesa e il pm Paola Dal Monte. Vignali era accusato di otto capi di imputazione di peculato e corruzione per avere usato decine di migliaia di euro di fondi pubblici del Comune e di Enìa (Iren) per la sua campagna elettorale e per promuovere la sua immagine di sindaco, e anche per aver messo a tacere il giornale d’opposizione Polis pagando gli stipendi dei giornalisti e affidando incarichi al suo editore. L’ex sindaco non farà nemmeno un giorno in carcere, ma dovrà risarcire il Comune di Parma, che si era costituito parte civile, per il danno arrecato. La cifra ufficiale non è stata resa nota, ma l’avvocato Marco Zincani si è detto “soddisfatto” del risultato raggiunto. Un anno fa la Guardia di finanza aveva messo sotto sequestro conservativo un appartamento di proprietà di Vignali del valore di circa 500mila euro, che potrebbe rientrare nell’accordo.

Era gennaio 2013 quando l’ex sindaco eletto nel 2007 finì ai domiciliari insieme al consigliere regionale Pdl Luigi Giuseppe Villani, l’imprenditore Angelo Buzzi e il manager Andrea Costa. Con loro finirono indagate a vario titolo per corruzione e peculato in tutto 17 persone tra consulenti, giornalisti e imprenditori che facevano parte del “sistema Parma”, che in pochi anni ha generato un buco di oltre 800 milioni di euro nelle casse comunali lasciato poi in eredità alla giunta Cinque stelle di Federico Pizzarotti.

“La decisione di patteggiare non è dettata da un’ammissione di colpa, ma dall’esigenza per me vitale di voltare pagina, chiudendo un periodo di grande dolore fisico ed emotivo – ha commentato l’ex sindaco in una nota inviata agli organi di stampa – Avrei voluto affrontare il processo ma questo avrebbe significato ingenti spese legali e ulteriori anni di attesa e sofferenza prima di arrivare alla sentenza finale”. Nella lettera Vignali ha difeso la sua attività di quattro anni alla guida del Comune, nei quali spiega di essersi trovato a gestire “progetti faraonici ereditati” o “discutibili”, o a bloccarne altri come quello della metropolitana. L’ex primo cittadino ha parlato anche delle nuove progettualità introdotte per Parma, dalla Carta sulla sicurezza al Festival Verdi. “Nel 2012 con riferimento al 2011 Il Sole 24 Ore si è occupato spesso della nostra città perché Parma guidava le classifiche delle città più vivibili e meglio servite d’Italia – ha concluso – Purtroppo la gogna mediatica a cui sono stato sottoposto ha messo in secondo piano tutto questo: ciò non fa giustizia né alla verità né alla città”.

Insieme a quella dell’ex primo cittadino, si chiudono anche altre posizioni. Il giudice ha accolto il patteggiamento per Tiziano Mauro, ex presidente dell’azienda di trasporto locale Tep, che era accusato di avere ricevuto benefit non dovuti, tra cui un appartamento, da una partecipata del Comune. Il danno era stato in seguito risarcito e la condanna per lui è di dieci mesi con pena sospesa. Riccardo Ragni, agente di commercio, ha patteggiato un anno e sei mesi, pena sospesa. Stessa condanna ratificata anche per il consulente commerciale Danilo Cucchi. Entrambi erano accusati di avere ricevuto denaro di società partecipate a fronte di prestazioni fittizie. Sono stati prosciolti invece l’ex presidente del Parma Fc Tommaso Ghirardi e Alberto Monguidi, ex addetto stampa del Comune e della società sportiva, accusati di peculato in concorso con Vignali: per entrambi il gip ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.

Otto i rinvii a giudizio, tra cui figurano anche il proprietario di Parmacotto Marco Rosi, accusato di avere pagato a Vignali una notte in un albergo di lusso di Forte dei marmi in cambio del permesso per l’installazione di un dehors del suo locale. Con lui il manager e amministratore della società partecipata Stt Costa, accusato di avere distratto somme dalle società del Comune, per cui la Procura aveva disposto un sequestro conservativo di oltre un milione di euro in quote della sua società Cnc, e l’imprenditore ed editore Buzzi. A giudizio andranno anche Antonio Cenini, collaboratore che avrebbe dovuto garantire a Vignali i rapporti con Roma, Alfonso Bove, che lavorava nella gestione di Polis, il giornalista Aldo Torchiaro, nel mirino per presunte consulenze fittizie, il rappresentante legale della società Macello Parma Mirko Dolfen, accusato di peculato per distrazioni, ed Emanuela Iacazzi, addetta alle Relazioni esterne del Comune che secondo le accuse avrebbe invece fatto da supporter all’immagine dell’ex sindaco. La prima udienza è fissata il prossimo 7 marzo 2016, e il processo si dovrebbe unire a quello del consigliere regionale Villani, per cui la Procura aveva disposto il giudizio immediato per concorso in corruzione e peculato.

A commentare l’esito dell’udienza anche il Comune di Parma, che ha espresso soddisfazione per la conclusione di questa prima fase. “Siamo di fronte ad una svolta storica per la città – ha detto il sindaco Pizzarotti alla notizia del patteggiamento – che, pur non dimenticando la ferita subita nella dignità e nell’immagine, può voltare pagina e guardare al futuro. E’ probabilmente uno dei primi casi in Italia in cui chi ha causato danni economici alla pubblica amministrazione commettendo reati, sarà chiamato a risarcire il Comune, e quindi i cittadini. Da oggi possiamo tornare ad avere più fiducia nelle istituzioni e nella politica”.

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