stade de france 675

Tutti connessi, tutti sui social media. Tutti a ritwittare e a postare su Facebook. Belli i nuovi mezzi di informazione, così moderni e veloci. Peccato che siano pieni di balle spaziali. E mai come in queste occasioni, dove l’emozione è alle stelle e tutti si sentono francesi, il web si riempie di castronerie. Nessuno controlla, tutti ritwittano, e alcune storie sono davvero troppo belle per essere vere. Il brutto è che anche i giornali, alla fine, le riprendono. Alcuni sicuramente in malafede, come alcuni tabloid spazzatura inglesi, che ieri mattina davano per scontata una delle voci circolate nel weekend. E cioè che uno degli attentatori è un siriano entrato in Europa come profugo con un passaporto falso ritrovato fuori dallo stadio a Parigi. L’unica cosa accertata è che un passaporto con un nome siriano falso è stato ritrovato nel luogo di uno degli attentati. Tutto il resto sono illazioni. Sia chi dice che è del siriano, sia chi lo nega, scrive cose che non sa. Perché la polizia francese non ha ancora dato alcuna notizia ufficiale.

Ma la storia è troppo gustosa perché gli sciacalli non si buttino a pesce. E così il Daily Mail la dà per sicura e il Daily Express pubblica addirittura a piena pagina una foto di immigrati salvati in mare da una motovedetta e titola: “L’attentatore è stato salvato da una barca di migranti che stava affondando”.

È una balla cosmica, ma perfetta per rafforzare la tesi che tra i migranti si nascondono i terroristi. Può anche essere. Ma non è questo, al momento, il caso. Ieri sera, in un programma radiofonico della Bbc (che non è Barbara D’Urso), le telefonate degli ascoltatori rispecchiavano le paure: bisogna bloccare gli ingressi in Inghilterra perché gli attentatori si nascondono nei barconi. Un bell’esempio di come si crea una bufala e di come la bufala serva a manipolare l’opinione pubblica.

Le balle pubblicate dal giorno dell’attentato di Parigi sono state così tante che lo stesso governo francese ha ritenuto opportuno intervenire per smentirle. Ha messo in guardia contro la diffusione di voci incontrollate pubblicando una guida pratica (#MSU, ossia i Social Media nella Gestione delle Emergenze) e spiegando che dozzine di storie e di foto condivise migliaia di volte sui social, sono false.

Eccone alcune: non c’è stata alcuna manifestazione di solidarietà in Germania, le foto di Parigi deserta domenica mattina erano false, così come il teatro gremito non era il Bataclan prima del macello. L’Empire State Building non è stato illuminato con il tricolore e non c’è stato nessuno incendio doloso a Calais e gli attacchi non sono stati organizzati tramite la Playstation 4 per evitare di incappare nel grande orecchio della Nsa, così come è falso che jeuxvideo.com avesse annunciato gli attentati pochi giorni fa.

Ma non è finita. Perché anche ieri la macchina della bufala ha continuato a inondare il web di panzane e voci incontrollate. Una l’ha diffusa una certa Rebekka, account Twitter americano, che raccontava la bella storia di Zouheir, una guardia di sicurezza allo Stade de France, che avrebbe bloccato l’attentatore impedendogli di entrare con la bomba. Se l’ordigno fosse scoppiato all’interno avrebbe fatto una carneficina, invece è scoppiato fuori grazie a questo eroe non riconosciuto. “È un musulmano, nessuno se lo fila” scrive Rebekka. Ritwittata 35 mila volte. “Storia bellissima – scrive Le Monde – peccato che non sia vera”. Sono stati gli agenti di polizia a bloccare l’uomo. C’era un musulmano fra loro? Potrebbe anche essere. Ma sarebbe un’altra storia.

Il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2015

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