Il referendum del 2011 aveva spinto i siciliani a votare in favore dell’acqua pubblica, ma quattro anni dopo, tra i partner della Regione e le due società spagnole a Siracusa e Caltanisetta, i colossi stranieri controllano parte del servizio idrico dell’isola. L’emergenza idrica di Messina ha lasciato la città in ginocchio per più di 20 giorni. Quando anche il bypass alternativo è collassato, si è pensato di usare la condotta dell’Alcantara, gestita da Siciliacque Spa, ma che da sei anni ha interrotto i rapporti con l’amministrazione. Motivo? Deve ricevere dal Comune circa 8 milioni di euro per vecchie forniture. La società partecipata dalla Regione al 25%, è in mano ai privati di Idrosicilia Spa, composta dal colosso francese Veolia Water St (59,6%), da Enel (40%) e da Emit (0,1%) della famiglia Pisante.

La convenzione stipulata nel 2004, sotto il governo Cuffaro, permette a Siciliacque di gestire fino al 2044 tutti gli acquedotti, invasi artificiali, campi, pozzi, sorgenti, impianti di dissalazione e di potabilizzazione di proprietà della Regione, che nel frattempo avrebbe dovuto liquidare l’Ente Acquedotti Siciliani (Eas). Undici anni dopo, l’ente è ancora in vita e molte amministrazioni locali sono in rivolta a causa dei prezzi offerti da Siciliacque, ritenuti troppo onerosi rispetto ai competitor. Se la Regione decidesse di rescindere il contratto, dovrebbe “restituire 160 milioni d’investimenti già effettuati”, puntualizzava il presidente di Siciliacque Antonio Tito. Lo scorso agosto però la giunta Crocetta, su input del Movimento 5 Stelle, ha approvato un nuovo disegno di legge che permetterà al governatore di recedere o revisionare “la Convenzione con Siciliacque”.

Acqua bene comune, era uno degli impegni in campagna elettorale presi dal sindaco renziano di Siracusa Giancarlo Garozzo. Obiettivo, tornare alla gestione pubblica e dimenticare Sai8, società mista collassata in 70 milioni di euro di debiti. Il nuovo appalto, da 16 milioni di euro annui, è vinto dai privati Servizio Integrato Acque Mediterraneo (Siam) e gestirà il servizio a Siracusa e Solariano. Il gruppo fa capo ai valenziani Depuratión de Aguas del Mediterràneo (Dam), il resto a Onda Srl amministrata da Luigi Martines, cognato dell’ex deputato finiano Fabio Granata. La Dam in città si è affidata alla consulenza dell’ingegner Giuseppe Marotta, consigliere della federazione italiana nuoto ed ex Ad della Sogeas, società che insieme alla Saceccav controllava proprio Sai8. Lo scorso maggio Marotta e l’ex sottosegretario democristiano Luigi Foti sono stati rinviati a giudizio per estorsione in merito all’inchiesta ‘Oro blu’, condotta dalla Procura di Siracusa sulle presunte irregolarità di gestione dell’Ato idrico.

Onda Srl invece, con sede a Roma, è controllata al 90% da Sinergia R&S Srl, anche questa amministrata da Martines, mentre le restanti quote sono ripartite tra le maltesi Eurospark Holding Limited e Rolpena Limited. A loro volta, le due società hanno la totalità di Sinergia, la prima è amministrata dall’avvocato Anton L. Tabon, figlio dell’ex speaker del parlamento maltese Anton Tabon, e l’altra dalla moglie Anne Marie Bianchi. Per entrambe l’unico azionista è la Credal International Limited, società di consulenza maltese con sede a Geriza.

Acque di Caltanissetta Spa, o semplicemente Caltacqua, è stata fondata nel 2006 dall’azienda spagnola Aqualia vincitrice della gara d’appalto da 16 milioni di euro per la gestione del servizio integrato nella provincia nissena. Controlla il 33% del mercato iberico e fa parte della holding ‘Fomento de Construcciones y Contratas’ Spa (Fcc), presente in 34 paesi che tra gli azionisti vanta Bill Gates e George Soros. Lo scorso febbraio 15 autolavaggi sono stati sequestrati dalla Procura di Caltanissetta nell’ambito dell’operazione ‘Acqua Pulita’. I magistrati hanno evidenziato valori altamente inquinanti e tracce di metalli pesanti nelle acque dei torrenti del capoluogo. “Le reti fognarie non funzionano perché l’impianto di depurazione non va, ma non c’è nessun controllo, né dei comuni, né dell’Arpa, né delle altre autorità, sui reflui scaricati nella rete fognaria”. A rivelarlo è il sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa nel corso dell’audizione con la commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti tenutasi a marzo.

La società iberica si è difesa più volte sostenendo di aver ereditato “una situazione con grossi problemi di efficienza”. Eppure Leghissa conferma, nel corso dell’audizione, l’esistenza di un procedimento a carico dei “dirigenti e amministratori di Caltacqua” per “danneggiamento ambientale” e “inadempimento in pubbliche forniture”. La Procura vuole vederci chiaro sui 127 milioni di euro di fondi pubblici stanziati per il piano triennale Ato 2006/08 per adeguamenti di depurazione mai realizzati, mentre la somma è stata ricollocata per il 2013/15.

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