Sarà il ballottaggio a stabilire chi sarà il prossimo sindaco di Taurianova, il piccolo Comune della Piana di Gioia Tauro sciolto tre volte per infiltrazioni mafiose. La partita se la giocherà l’ex sindaco Roy Biasi (che ha avuto il 40% voti), appoggiato da una coalizione di centrodestra, e il candidato del centrosinistra Fabio Scionti (39%), sostenuto dal Pd e da altre cinque liste. Si è fermata al 16%, invece, la candidata Cettina Nicolosi con la quale si erano schierate sette liste civiche. Un risultato prevedibile al termine di una campagna elettorale tesa e avvelenata da lettere di minacce a candidati e scritti anonimi che nelle ultime settimane sono circolati nella cittadina in provincia di Reggio Calabria dove hanno votato poco più di 9 mila e 200 elettori portando l’affluenza al 60,1%.

Ma è stata anche una campagna elettorale in cui, per forza di cose, ha pesato l’ombra degli scioglimenti per mafia. Tra i candidati a consigliere comunale, infatti, ci sono nomi più volte citati nelle relazioni delle varie commissioni d’accesso che nel 1991, nel 2009 e nel 2013 hanno portato prima la prefettura e poi il Consiglio dei Ministri a mandare a casa tre amministrazioni ritenute infiltrate dalla ‘ndrangheta. Alleanze che si sono sfaldate per il primo turno e che dovranno ricomporsi per il ballottaggio. L’attenzione della Direzione distrettuale antimafia, dei carabinieri e della polizia di stato è massima su questa tornata elettorale che ha visto candidati figli di boss, assessori già coinvolti nei precedenti scioglimenti e familiari di esponenti dei clan. Occorre capire, adesso, chi appoggerà chi e dove confluirà il 16% dei voti della coalizione guidata dalla professoressa Cettina Nicolosi.

La sensazione è che ci potrebbe essere un accordo con il candidato del centrosinistra Fabio Scionti che, nella lista del Pd, ha schierato Giuseppe Falleti, il cui nome compare nello scioglimento del 1991 perché “in rapporti di stretta amicizia e parentela con alcuni esponenti della cosca Avignone”. A sostenere Scionti, c’è pure l’ex assessore Fausto Siclari. Il suo nome, in caso di vittoria, è tra i più accreditati per il ruolo vicesindaco nonostante un recente passato da coordinatore locale del Pdl e la relazione di scioglimento del 2009 secondo cui Siclari è stato “notato accompagnarsi con Viola Stefano, inserito nella cosca mafiosa denominata Fazzalari-Zagari-Viola e fratello dell’ergastolano Viola Marcello”.

La causa del centrosinistra è stata sostenuta anche da ex amministratori sciolti per mafia o loro parenti. Tra questi l’ex assessore Annamaria Cordopatri (candidata nella lista civica “Riparte il Sud” e nei cui confronti i carabinieri evidenziano “il particolare rapporto confidenziale con la famiglia Corica”) e Angela Crea (figlia dell’ex assessore Antonio Pietro Crea). A sostenere il centrodestra, invece, come capolista di “Cultura e identità” c’è stato Alfonso Martino, figlio del boss italo-americano don Joe Martino, alleato della cosca Avignone e ucciso nella faida del 1975. I suoi voti hanno contribuito al 40% raccolto dall’assessore provinciale di Forza Italia Roy Biasi, “controllato più volte in compagnia di Viola Salvatore (fratello del noto Marcello Viola, boss della cosca Viola-Zagari-Fazzalari)”. Anche se non direttamente colpito dallo scioglimento del 2009, in qualità di ex sindaco di Taurianova pure Roy Biasi compare nella relazione dei commissari prefettizi che dedicano un intero capitolo all’affare della “Fons Nova Vita Felix”, la società (oggi fallita) con una massiccia quota di partecipazione pubblica creata per l’imbottigliamento dell’acqua.

Secondo i commissari, infatti, la giunta di Roy Biasi ha “deliberato illegittimamente la partecipazione ad una società commerciale che non aveva e non ha tra i suoi scopi nessuna finalità di carattere pubblico”. Piuttosto era un’operazione che, secondo la commissione d’accesso, serviva a “conferire risorse economiche fresche che, in effetti, i soci privati per la loro limitata capacità economica e finanziaria avevano difficoltà a versare”. Tra i soci privati c’era anche la “Max & Ro” di proprietà proprio dell’ex sindaco Biasi e di Massimo Grimaldi figlio di Giovanni Grimaldi, ucciso nel 1991 assieme al fratello Giuseppe in un agguato in cui, a quest’ultimo, tagliarono la testa che fu utilizzata per giocare al tiro al bersaglio.

Il Consiglio di amministrazione della “Fons Nova Vita Felix”, all’epoca guidato dal presidente Roy Biasi (oggi candidato a sindaco), aveva nominato amministratore unico della società l’ingegnere Massimo Toscano “soggetto – scrivono i commissari – gravato da pregiudizi di polizia” e ritenuto “personaggio certamente vicino a consorterie criminali, ovvero di fiducia delle stesse”. Tra due settimane si vota. Dopo il ballottaggio, a Taurianova tornerà la politica dopo tre scioglimenti per mafia. E dai primi atti della nuova amministrazione si vedrà se quelli della Dda sono solo sospetti o se la ‘ndrangheta ha preso parte alla campagna elettorale.

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